Quando l’acqua chiama i giganti: Alghero consacra i titani del nuoto paralimpico

21 giugno 2025. Se Giove avesse avuto voglia di tuffarsi in mare, lo avrebbe fatto da qui. Dalla battigia del Lido San Giovanni, nel primo giorno d’estate, con il sole che graffia l’orizzonte e il maestrale che si concede una pausa, come per non disturbare. E invece, al posto di antichi dei, sono arrivati loro: eroi del presente, nuotatori paralimpici in carne, muscoli e forza d’animo, capaci di far arrossire anche il più virtuoso degli agonisti normodotati.

Non è retorica da bordopiscina. È realtà. Ed è accaduta davvero ad Alghero, durante la terza tappa della Coppa del Mondo Open Water paralimpica, organizzata con metodo e passione dal Progetto AlbatroSS. Un evento riuscito, sì, ma soprattutto vissuto: dal pubblico, dai volontari, dalle istituzioni e – sopra ogni cosa – da quegli atleti che hanno trasformato il mare della Riviera del Corallo in una pista senza corsie, dove la libertà è più profonda delle boe.

Sul podio sventolano bandiere e sorrisi, che più che premi sembrano risarcimenti simbolici a chi non si è mai fermato davanti a niente. Nei 1500 maschili, è il venezuelano Jose Marichal Ivanosky a dominare come un corsaro; nei 3000, le categorie sono tre e lo spettacolo raddoppia: la svedese Pernilla Lindberg regina tra le S11/S14, l’italiana Xenia Francesca Palazzo indomita nella S7/S10, dove tra i maschi trionfa Federico Bicelli, tenendo dietro Alberto Amodeo. Infine, dalla Finlandia arriva il sigillo del possente Nader Khalili.

Ma la cronaca è nulla se non si coglie l’anima dell’evento. «Dietro la Coppa del Mondo c’è un lavoro che dura da un anno – ha raccontato Manolo Cattari, presidente di AlbatroSS – perché oltre la manifestazione agonistica portiamo avanti altri percorsi sul territorio, rivolti a rimuovere, come se fossimo un grimaldello, i vari tabù sull’accessibilità».

Accanto a lui, Silvia Fioravanti, direttrice dei lavori e delegata FINP per la Sardegna, ha mostrato una commozione composta: «Ringrazio Manolo e Danilo Russu: ma senza uno staff competente non potremmo garantire nulla. Abbraccio tutti, uno per uno». Russu, dal canto suo, sferza la politica sportiva nazionale con garbo e ambizione: «Spero che al più presto anche l’open water paralimpico rientri nei programmi delle Paralimpiadi del 2032. Questi atleti filano come motoscafi, anche se a terra affrontano barriere ogni giorno».

Una visione condivisa anche da Franco Riccobello, presidente FINP nazionale, e da Claudio Secci, neopresidente del CIP Sardegna: entrambi convinti che il nuoto sia, prima ancora che disciplina, scuola di civiltà.

Dalla parte delle istituzioni locali, parole che pesano come promesse: il sindaco Raimondo Cacciotto si è detto «onorato» dell’evento, garantendo che «Alghero sarà sempre più accessibile». Graziano Porcu, presidente della Fondazione Alghero, ha parlato di un «evento straordinario» capace di educare «gli operatori alla sensibilità vera», mentre Maria Grazia Salaris, assessora al Benessere, ha ricordato che «quattro accessi al mare saranno resi ancora più raggiungibili, specie per famiglie e bambini».

E in mezzo a tutto questo, l’australiana Hinds Maddison – cinque voli alle spalle e un sorriso che abbraccia il mare – riceve il premio fair play. Forse perché, prima ancora di nuotare, ha saputo viaggiare oltre i limiti.

Come si diceva una volta, “non conta quanto forte colpisci, ma quanto sai resistere ai colpi”. Qui, ad Alghero, si è nuotato più forte dei colpi. E chi ha guardato, ha imparato.

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