Troppe ombre. Sulla politica sarda. Intanto, non si è ancora sciolto il nodo cruciale della ipotesi di decadenza della Governatrice. E si attende la sentenza del Tribunale. Che potrebbe tardare. Mentre nel Campo Largo, inutile nasconderlo, c'è chi spera nel ridimensionamento della Todde. Non certo nella decadenza. Perché il "tutti a casa" non piace a nessuno. La poltrona è una droga che colpisce a destra quanto a sinistra. Ma è evidente che in gioco ci sia la credibilità del potere. La Todde è come un'anatra zoppa (come direbbero gli americani). Comandini è prigioniero del doppio incarico: segretario PD e Presidente del Consiglio, aspettando comodamente che il Partito decida per lui anziché buttare giù una letterina di due righe di dimissioni. E poi il caso degli "affari di famiglia" lo ha fortemente indebolito. E poi c'è Roberto Deriu, il capogruppo. Quello che dal pulpito del Consiglio Regionale apostrofa il giornalista libero e non asservito al potere come "scribacchino in pensione". Nella consapevolezza che anche AssoStampa e Ordine dei Giornalisti gli assicurano impunità, poiché anch'essi parrocchiette di potere. E poi la sua incompatibilità nei confronti della Governatrice è quasi superiore a quella di Comandini. Il vertice sulla Sanità che doveva essere un primo tentativo di riavvicinamento Todde-Pd si è rivelato un fallimento. Nonostante qualche flebile espressione diplomatica della Governatrice. I problemi non sono solo politici. Sono anche, e soprattutto, di insofferenza personale. La Todde ha il "difetto" di rubare la scena. Imperdonabile nel teatrino della politica. Mario Guerrini.