Il caso Becciu e la questione della partecipazione al Conclave del 2025: un'analisi canonica e giuridica

La vicenda del cardinale Angelo Becciu, ex sostituto della Segreteria di Stato vaticana, rappresenta uno dei capitoli più complessi e dibattuti nella recente storia della Chiesa cattolica. Al centro del dibattito odierno sorge una domanda cruciale: nonostante le dimissioni dai suoi incarichi e la rinuncia ai diritti connessi al cardinalato, Becciu potrebbe partecipare al prossimo Conclave indetto per eleggere il successore di Papa Francesco? La risposta, articolata tra norme canoniche, provvedimenti papali e sviluppi giudiziari, richiede un’approfondita disamina delle fonti e delle dinamiche istituzionali. Secondo la costituzione apostolica *Universi Dominici gregis* di Giovanni Paolo II, modificata da Benedetto XVI nel 2007, solo i cardinali che non abbiano superato l’80° anno di età al momento della Sede Vacante possono partecipare al Conclave[2]. Al 21 aprile 2025, data della morte di Francesco, i cardinali nati dopo il 21 aprile 1945 sono quindi considerati elettori. Angelo Becciu, nato il 2 giugno 1948, rientrerebbe anagraficamente in questa categoria, avendo 76 anni. Tuttavia, la sua situazione presenta un’eccezione determinata da un provvedimento papale. Nel settembre 2020, Papa Francesco accettò le dimissioni di Becciu dalla prefettura della Congregazione delle Cause dei Santi e gli impose la rinuncia ai *diritti connessi al cardinalato*, tra cui il diritto di voto nel Conclave e la partecipazione ai dicasteri della Curia. Questo provvedimento, senza precedenti nella storia recente, non equivale alla deposizione dalla dignità cardinalizia: Becciu rimane membro del Collegio cardinalizio, ma privo delle prerogative attive. La distinzione è cruciale: mentre la deposizione richiederebbe un processo canonico formale, la rinuncia ai diritti è un atto amministrativo discrezionale del Pontefice. Il 21 aprile 2025, il cardinale decano Giovanni Battista Re ha convocato Becciu alle congregazioni generali precedenti il Conclave. Queste riunioni, dedicate all’organizzazione del conclave e all’analisi delle problematiche della Chiesa, sono aperte a tutti i cardinali, indipendentemente dall’età o dallo status giuridico. La partecipazione di Becciu a tali incontri è quindi permessa, ma essa non implica il diritto di accedere alla Cappella Sistina per il voto. La situazione di Becciu solleva un interrogativo teologico-giuridico: fino a che punto un cardinale privato dei diritti può influenzare indirettamente l’elezione papale? Sebbene escluso dal conclave, la sua presenza nelle congregazioni gli permette di esprimere pareri e orientare il dibattito pre-elettorale[5]. Alcuni osservatori vedono in ciò una contraddizione, poiché il provvedimento del 2020 mirava a limitare il suo ruolo decisionale. Altri sottolineano che la distinzione tra diritti e dignità preserva il principio di collegialità, permettendo a Becciu di contribuire come esperto, pur senza votare. La condanna a cinque anni e sei mesi per peculato e truffa, emessa nel 2023, ha ulteriormente complicato la posizione di Becciu. Sebbene il diritto canonico non preveda l’automatica esclusione dal Collegio cardinalizio per condanne penali, la sentenza ha rafforzato le critiche alla sua partecipazione alle congregazioni. Tuttavia, il processo d’appello in corso e le recenti rivelazioni su presunte irregolarità investigative potrebbero influenzare la percezione della sua innocenza o colpevolezza. Le chat tra Francesca Chaouqui e Genoveffa Ciferri, emerse nel 2025, hanno gettato ombre sul processo originale, suggerendo un coordinamento tra accusatori e il promotore di giustizia Alessandro Diddi. Becciu ha denunciato una “macchinazione ai suoi danni”, annunciando ricorsi internazionali per violazione dei diritti umani. Se tali accuse venissero validate, potrebbero riaprire il caso e, ipoteticamente, portare a una revisione dello status cardinalizio. Fonti vaticane hanno precisato che l’invito di Becciu alle congregazioni non costituisce un reintegro formale, ma riconosce il suo ruolo di cardinale “in pectore”. La Segreteria di Stato mantiene una posizione cauta, evitando commenti diretti sul caso, mentre alcuni cardinali hanno espresso preoccupazione per il rischio di un precedente che mescoli processi giudiziari e governance ecclesiastica. Due scenari appaiono plausibili: 1. Mantenimento dello status quo: Becciu partecipa alle congregazioni senza votare, sfruttando il ruolo consultivo per influenzare indirettamente il Conclave. 2. Intervento papale postumo: Francesco, prima della morte, avrebbe potuto lasciare disposizioni per il reintegro o la conferma delle sanzioni. L’assenza di documenti pubblici rende questo punto oggetto di speculazione. Il caso Becciu incarna le tensioni tra giustizia ecclesiastica, prassi canonica e dinamiche di potere nella Chiesa contemporanea. La sua esclusione dal Conclave, sebbene giuridicamente solida, solleva interrogativi sulla trasparenza dei processi decisionali vaticani e sul bilanciamento tra presunzione di innocenza e reputazione istituzionale. Le prossime settimane, con lo svolgimento delle congregazioni e l’esito del processo d’appello, saranno decisive per chiarire se la sua vicenda resterà un episodio isolato o segnerà un precedente nella governance della Chiesa.

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