Uras ieri sera è diventata teatro di una violenza furibonda che ha scosso il paese fino alle fondamenta. Sei uomini — cinque dei quali già noti alle forze dell’ordine — sono stati arrestati dai Carabinieri al termine di una giornata di accertamenti serrati, con l'accusa di rissa aggravata e lesioni personali.
Tutto è nato da dissapori di vicinato, quelli che spesso covano sotto la cenere e che qui, in un condominio di via Vittorio Emanuele, sono deflagrati in uno scontro aperto. Due giovani, residenti al primo piano, si sono presentati al piano terra per chiarire un vecchio dissidio. Le parole hanno presto ceduto il passo ai colpi, e dal cortile la battaglia si è riversata in strada, trascinando anche quattro residenti del piano inferiore.
Una chiamata al 112 ha messo in moto la macchina dell’emergenza. La Centrale Operativa dei Carabinieri di Oristano, supportata dalle compagnie di Mogoro e Ghilarza, ha inviato pattuglie a sirene spiegate, mentre il personale del 118 accorreva per i soccorsi. Il bilancio è pesante: due uomini feriti gravemente, ora ricoverati, uno all'ospedale di San Gavino Monreale e l'altro al San Martino di Oristano.
I militari hanno dovuto faticare non poco per riportare la calma. Sul selciato, come muta testimonianza della follia, sono rimaste tracce di sangue per quasi 80 metri. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Oristano hanno repertato una catena di 80 cm, un coltello da cucina con lama di 16,5 cm, un bastone di 85 cm e la base di un ombrellone, tutti sporchi di presunte tracce ematiche. Oggetti che parlano più di mille parole.
Il materiale sequestrato sarà ora inviato al RIS di Cagliari per analisi biologiche, chimiche e dattiloscopiche: sarà la scienza a raccontare chi ha colpito, chi ha ferito, chi ha tentato di difendersi.
Quattro degli arrestati sono stati trasferiti al carcere di Massama, mentre i due feriti restano piantonati in ospedale.
Il provvedimento d’arresto, come precisano i Carabinieri, è una misura pre-cautelare. Gli indagati restano presunti innocenti fino a eventuale condanna definitiva, ma la fotografia di questa notte di sangue resterà impressa a lungo nella memoria di Uras. Un paese che, da oggi, si risveglia più ferito e più diffidente.