È uno schiaffo per la Regione Sardegna il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge regionale per il dimensionamento scolastico. Con una sentenza destinata a sollevare riflessioni e polemiche, la Consulta ha dichiarato incostituzionale la normativa regionale, ritenendo che sia in aperto contrasto con la Costituzione, per interferenza nelle competenze statali.
La legge, approvata con l'intento di garantire maggiore autonomia alla Sardegna nella gestione delle scuole e di adeguare l’offerta formativa alle esigenze territoriali, si scontra invece, secondo la Corte, con l'ordinamento nazionale. La sentenza sottolinea come, per quanto la Regione possa intervenire in materia scolastica, la pianificazione della rete formativa rientra nelle prerogative statali, e le modifiche apportate avrebbero compromesso l’equilibrio della governance educativa nazionale.
Per la Regione, che aveva visto nella legge un passo verso un’autonomia più forte, la bocciatura rappresenta un duro colpo, evidenziando i limiti della legislazione regionale in materia di istruzione. Il presidente della Regione e le forze di governo locale non hanno tardato a esprimere il loro dissenso, manifestando preoccupazione per le ricadute sui territori, soprattutto nelle aree più isolate dell’isola, dove il dimensionamento scolastico era considerato fondamentale per rispondere alle esigenze della popolazione.
Il nodo di fondo si conferma dunque quello dell’autonomia regionale: una richiesta sempre viva in Sardegna, ma che, stando ai principi costituzionali, deve fare i conti con le prerogative statali, in un gioco di equilibri spesso difficili da gestire. La vicenda apre ora un nuovo capitolo di riflessione sul futuro della scuola in Sardegna e sul confine fra autonomia e competenza statale, con uno scenario politico pronto a riaccendersi.