Vento di polemiche: Il Consiglio di Stato usa il pugno duro sulla priorità dell'eolico su Saccargia

  In una Sardegna dove il vento racconta storie antiche, la modernità si scontra con la tradizione, e il Consiglio di Stato si erge a giudice supremo in una vicenda che tocca corde profonde dell'identità isolana.

  Con un pugno sulla tavola della storia, la decisione dell'organo di giustizia amministrativa pone l'interesse dello Stato, e con esso la marcia inarrestabile verso l'energia rinnovabile, davanti al respiro dei nuraghi e al sussurro delle epoche che furono.

  Il progetto di “potenziamento del Parco eolico Nulvi Ploaghe”, portabandiera di questa modernizzazione energetica, aveva diviso le acque all'interno del Governo Draghi, ponendo in evidenza una lacerazione tra il desiderio di progresso tecnologico e la salvaguardia di un patrimonio che parla di civiltà millenarie. Da una parte, il Ministero della Cultura si faceva portavoce della necessità di proteggere un'area ricca di testimonianze di un passato remoto, una zona che, pur non blindata da specifiche tutele archeologiche, custodisce un'eredità culturale preziosa. 

  Dall'altra, il Ministero per la Transizione Ecologica sottolineava l'imperativo dell'aumento della produzione di energia pulita, obiettivo di portata nazionale e comunitaria, a cui anche le pale eoliche di Nulvi Ploaghe avrebbero dovuto contribuire. 

  Nel mezzo, Bonnanaro e la sua legittima preoccupazione di vedere alterato il proprio paesaggio, in un conflitto tra il timore del cambiamento e la consapevolezza dell'inevitabilità della transizione energetica. Un dibattito che, sebbene locale, risuona di echi ben più ampi, testimoniando la complessità delle scelte che il nostro tempo richiede.

  La decisione del Consiglio di Stato, che sancisce la preminenza dell'interesse pubblico alla produzione di energia rinnovabile sul valore storico-ambientale specifico della Sardegna, non fa che confermare l'impotenza di una Regione davanti alle scelte di portata nazionale. Una sentenza che, oltre a delineare un futuro energetico, disegna anche l'assenza di un potere decisionale concreto dell'isola sul proprio destino. 

  Alla Regione, infine, non resta che adempiere al pagamento di 16mila euro, una cifra che si somma al debito morale di aver visto prevaricare l'interesse generale su quello locale, in una partita dove la Sardegna sembra avere avuto poco da dire. Nella battaglia tra progresso e conservazione, il Consiglio di Stato ha scelto il suo campo, lasciando aperte questioni fondamentali sul futuro dell'energia e sulla tutela dei patrimoni culturali e ambientali. Una vicenda che, in ultima analisi, solleva interrogativi sul vero significato di "interesse pubblico" e sulla direzione che vogliamo dare al nostro cammino collettivo verso il domani.

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