Siamo nel 2024 e, sorprendentemente, il numero degli sbarchi sulle nostre coste mostra un calo drastico. Dal Viminale emergono dati che potrebbero quasi far sperare: 9.479 anime hanno cercato rifugio sulle nostre spiagge tra l'1 gennaio e il 22 marzo, contro i 20.364 dello stesso periodo dello scorso anno.
Eppure, quasi come un monito a non cantar vittoria, Lampedusa vive giornate di continuo soccorso, con quasi mille migranti arrivati in sole 24 ore.
Chi cerca di trovare nelle statistiche un segnale di successo nella gestione del fenomeno migratorio potrebbe fermarsi a questi numeri, ma la realtà, come sempre, è più complessa e sfuggente. Perché, dietro la facciata dei numeri, ci sono storie umane, disperazioni e sogni che non conoscono cali percentuali.
La diminuzione degli sbarchi potrebbe essere letta come un risultato positivo, frutto di politiche più efficaci o di accordi internazionali, ma non può né deve trasformarsi in un alibi per un atteggiamento di indifferenza. La questione dei minori non accompagnati, con 688 piccoli arrivati quest'anno contro i 2.000 del precedente, rimane un pungolo alla coscienza di chi pensa di aver risolto il problema voltando lo sguardo.
A Lampedusa, la realtà si impone con la forza dei fatti: 945 migranti in un giorno, provenienti da scenari di guerra e povertà, ricordano che il Mediterraneo resta un crocevia di destini umani che nessuna barriera potrà mai fermare del tutto.
La vicenda di un ragazzo di 15 anni disperso in mare grida l'urgenza di una risposta che non sia solo di controllo, ma di umanità.
E poi c'è la Mare Jonio, con i suoi 114 salvataggi in poche ore, tra cui una neonata di appena 20 giorni. Queste operazioni di soccorso, spesso criticate e ostacolate, rivelano l'indispensabile ruolo delle ONG in un mare che è diventato, per troppi, una tomba.
L'Italia si trova ancora una volta al bivio: interpretare il calo degli sbarchi come un successo temporaneo o come l'occasione per ripensare radicalmente l'approccio al fenomeno migratorio, con un impegno rinnovato per vie legali e sicure di accesso, integrazione efficace e, soprattutto, una solidarietà che vada oltre i confini nazionali.
In questo contesto, il dibattito sul tema migratorio non può ridursi a una questione di numeri.
È un test per l'identità morale del paese e per la sua capacità di rispondere a una sfida globale con soluzioni che siano all'altezza dei valori di umanità e giustizia che l'Italia ha storicamente rappresentato. Diminuire gli sbarchi non basta, se non si aumenta parallelamente la nostra umanità.