Il fenomeno dell’emigrazione dei giovani sardi diventa dibattito. Una piaga dagli aspetti preoccupanti

Una piaga che nessun politico ha voluto sviscerare. Il fenomeno dell’emigrazione dei giovani dalla Sardegna è un fenomeno complesso e preoccupante, conseguenza di diverse cause strutturali. Anzitutto la mancanza di opportunità lavorative. Molti giovani sardi si trovano di fronte a un mercato del lavoro che offre poche garanzie, con contratti precari e salari non adeguati al costo della vita. Questo li spinge a cercare migliori condizioni altrove. A differenza di altre regioni, la Sardegna ha un contributo limitato dal settore industriale rispetto alla media nazionale, con un impatto negativo sulle opportunità di impiego, soprattutto per profili qualificati. L'economia sarda, pur avendo un forte impatto turistico litoraneo, fatica a offrire opportunità in altri settori, limitando le prospettive professionali per i giovani con diverse competenze e aspirazioni. La chiusura o il declino di settori chiave, come quello tessile o alcuni poli industriali, ha lasciato molti giovani senza prospettive nella loro terra. La carenza di servizi per l'infanzia contribuisce al calo della natalità e rende difficile la conciliazione tra famiglia e lavoro, soprattutto per le giovani coppie. Nelle aree interne e periferiche, dove la denatalità è più acuta, è difficile mantenere servizi sanitari di base adeguati. La scarsità di strade e collegamenti ferroviari poi, incide sui costi e sui tempi di trasporto, rendendo meno competitive le imprese e scoraggiando gli investimenti. La Sardegna, inoltre, registra un calo fisiologico della natalità, che si combina con l'emigrazione giovanile, portando a un invecchiamento della popolazione e a una riduzione della fascia d'età lavorativa. Le aree interne e periferiche dell'isola sono le più colpite dalla denatalità e dall'emigrazione, con la soppressione di plessi scolastici e la difficoltà nel garantire i servizi essenziali. Le generazioni più numerose si spostano verso l'età anziana, mentre le generazioni demograficamente più deboli entrano nella vita attiva, creando uno squilibrio che rende più difficile per le imprese trovare i profili professionali necessari. Molti giovani non vedono un futuro programmatto e prospero nella propria regione, preferendo cercare stabilità e crescita professionale in altri ambiti. L'emigrazione dei giovani ha un impatto profondo sulla Sardegna, contribuendo allo spopolamento, all'invecchiamento della popolazione, alla perdita di capitale umano qualificato e a un calo della vitalità sociale ed economica. Si stima che l'isola abbia perso decine di migliaia di giovani negli ultimi anni. Per contrastare l'emigrazione giovanile, la Sardegna sta cercando di implementare politiche che puntino sullo sviluppo di un moderno sistema industriale che valorizzi le risorse dei diversi territori. Poi è necessario Incentivare le nascite e migliorare l'offerta di servizi per le famiglie e nel contempo creare condizioni favorevoli per il ritorno dei giovani emigrati e valorizzare le loro competenze. Quindi non sarebbe male la progettualità di investire in trasporti e collegamenti per rendere l'isola più accessibile e competitiva. Non ultima la partecipazione e l'iniziativa delle comunità locali per creare nuove opportunità. In sintesi, i giovani sardi emigrano principalmente per la mancanza di prospettive lavorative e di servizi adeguati, unita a un contesto demografico e socio-economico che non offre sufficienti stimoli per rimanere o tornare nell'isola.

Cronaca

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