Il Monumento alla Folgore di Alghero, inaugurato appena dieci giorni fa, è già finito nel mirino dei vandali. Un atto che non passa inosservato e che ha suscitato la dura reazione del consigliere comunale della Lega, Michele Pais.
«Un atto vile e vergognoso, compiuto da disadattati fuori dal tempo e dalla storia, che vedono nei nostri militari – simboli di pace, libertà e democrazia – un nemico da abbattere. Il vandalismo perpetrato contro il Monumento alla Folgore ad Alghero rappresenta uno sfregio intollerabile alla memoria dei caduti e a tutta la nostra comunità», denuncia Pais.
L’opera, voluta dall’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia e realizzata dallo scultore algherese Mario Nieddu, rappresenta un paracadutista nell’atto di lanciare una granata, con un commilitone caduto ai suoi piedi. Un richiamo al sacrificio dei soldati della Folgore, in particolare nella battaglia di El Alamein.
Pais va oltre la semplice condanna. «Chi ha compiuto questo gesto meschino abbia almeno il coraggio di mostrare la propria faccia, di esprimere le proprie idee a viso aperto, e non come un codardo nascosto nell’ombra. Siamo di fronte a un gesto che nasce da un’ideologia dell’odio, che attacca i simboli e i servitori dello Stato, gli stessi che oggi permettono a costoro di vivere in uno Stato libero e democratico».
L’ex presidente del consiglio regionale non risparmia stoccate alla politica. «La mia condanna e quella della Lega è totale – conclude Pais – così come il mio disprezzo per chi offende la memoria di chi ha servito la Patria. Mi auguro che tutte le forze politiche presenti in città, a partire da quelle della sinistra, condannino senza mezzi termini non solo questo gesto ma questi squallidi sciacalli. Da ex presidente del consiglio regionale della Sardegna mi aspetto delle parole di biasimo da parte del Presidente Todde e del Presidente Comandini. Non si tratta solo di un attacco a un monumento, ma a un valore condiviso da tutta la comunità algherese: il rispetto per chi ha sacrificato la vita per la nostra libertà e a chi ancora oggi serve e protegge in armi lo Stato».
Un appello che non lascia spazio a interpretazioni. E che chiama in causa la responsabilità di tutti.