Fine vita, Gasparri e Gelmini all’attacco: «Legge propaganda, Todde senza titolo per governare»

La legge sul fine vita approvata in Sardegna continua a incendiare il dibattito politico. Dopo i toni trionfali della maggioranza di centrosinistra e i ringraziamenti dell’Associazione Luca Coscioni, arrivano le reazioni durissime dal fronte opposto.

«Mentre il Senato lavora con impegno al tema del fine vita, la Sardegna mal governata dalla Todde, che tra l'altro dovrebbe lasciare il suo incarico acquisito con modalità non conformi alle leggi, vara una inutile legge-propaganda su una materia che non è di competenza delle Regioni», ha dichiarato Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia.

Il senatore azzurro insiste sulla legittimità della presidente: «È gravissimo che la Regione Sardegna, invece di pensare ai problemi dei sardi, sia guidata abusivamente da una persona che non ha titolo per essere Presidente, la cui decadenza attendiamo affinché possa presto esprimersi nuovamente l'elettorato dell’isola».

Gasparri richiama anche i precedenti giuridici: «La Corte costituzionale è stata chiara. C’è una sentenza che ha riguardato la Toscana e che ha logicamente affermato che il tema del fine vita non può essere di competenza di singole Regioni, ma le leggi devono essere fatte dal Parlamento nazionale. Invece i grillini immersi nel loro fallimento politico si dedicano a un’operazione cinica di propaganda sapendo di non avere né le competenze né i poteri per affrontare il tema. Una vergogna che i sardi non meritano con una pantomima e una recita davvero spregevole».

Sulla stessa linea anche Mariastella Gelmini, oggi senatrice di Noi Moderati: «Siamo di fronte a un doppio errore, di merito e di metodo. Nel merito, la competenza è chiaramente nazionale, come ha ricordato la Consulta, e il Senato sta già discutendo un provvedimento. Nel metodo, il governo ha già impugnato la legge toscana: non sarebbe stato più opportuno attendere almeno la sentenza della Corte? Siamo di fronte a una norma di pura propaganda che verrà inevitabilmente impugnata. Le Regioni non possono legiferare sulla vita e sulla morte: su questi beni supremi non è ammissibile una legislazione arlecchino».

Durissime anche le associazioni pro vita. «Avrete i morti sulla coscienza», attacca Pro Vita & Famiglia, che definisce la legge «una follia cinica e irresponsabile, perché viola le competenze dello Stato e spinge cittadini fragili e disperati a uccidersi invece di garantire cure e servizi socio-assistenziali». L’associazione ricorda che «in Sardegna meno del 5% dei pazienti ha accesso alle cure palliative, con una drammatica carenza di hospice e personale specializzato: in questo contesto facilitare il suicidio assistito è una vergogna nazionale».

Di segno opposto il commento di Riccardo Magi, segretario di +Europa: «Un passo in avanti sul terreno dei diritti e dell’autodeterminazione. L’avversione ideologica della maggioranza e della Presidente Meloni contro una legge di civiltà non la comprende più nessuno: sarebbe ridicola se non ci fossero in gioco la sofferenza e la libertà delle persone. Ora il Governo che farà? Impugnerà anche questa legge davanti alla Consulta, per obbedire ai pro vita?».

Il fronte resta dunque spaccato: da un lato le accuse di incostituzionalità e di propaganda politica, dall’altro la rivendicazione di una conquista di civiltà. Ma una cosa è certa: la Sardegna, con questa legge, ha acceso uno scontro destinato a proseguire nelle aule parlamentari e nei tribunali.

Politica

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