Il 6 settembre, nella piazza di Siapiccia, i cittadini hanno visto un rapace in difficoltà. Un falco di palude, rimasto a terra senza la forza di riprendere il volo. Vigile ma stremato. Lo hanno raccolto gli operai comunali e ospitato provvisoriamente in un’abitazione vicina, in attesa che arrivassero gli uomini della Forestale.
La pattuglia della stazione di Villaurbana lo ha preso in carico e lo ha portato alla clinica veterinaria Duemari di Oristano, centro convenzionato per la cura della fauna selvatica. I veterinari non hanno trovato fratture o ferite, ma un forte stato di affaticamento: scarsa energia, ridotta reattività. Probabile conseguenza della migrazione o di condizioni ambientali avverse. Il rapace sarà rimesso in libertà appena tornerà in piena salute.
Il falco di palude non è un animale qualunque. Specie protetta, predatore apicale degli ecosistemi umidi, la sua presenza segnala la buona salute di stagni, canneti e corsi d’acqua. Si nutre di piccoli mammiferi, rettili, anfibi e nidiacei di uccelli acquatici, regolando in modo naturale gli equilibri biologici di ambienti fragili, spesso minacciati dall’uomo.
Ma è anche una specie vulnerabile. Il disturbo umano, l’uso di fitofarmaci, la distruzione delle zone umide mettono a rischio la sua sopravvivenza. Proteggerlo significa proteggere un pezzo di natura che rischiamo di perdere.
Il recupero di Siapiccia racconta due cose. Primo: senza la segnalazione dei cittadini e la prontezza del Corpo Forestale, l’animale sarebbe morto. Secondo: anche in piena estate, con gli uomini impegnati negli incendi boschivi, le stazioni territoriali continuano a presidiare il territorio. Con competenza, dedizione e spirito di servizio.
Un falco salvato non cambia il destino del mondo. Ma dice che, quando si uniscono cittadini, amministrazioni e Forestale, la differenza si può fare.