Quando l’acqua manca, la terra non perdona. E nemmeno chi la lavora. Nella Nurra, la siccità non è più una calamità: è una condanna quotidiana, aggravata da turnazioni sempre più incerte, da forniture improvvisate con reflui depurati e acqua di pozzo, da una burocrazia che naviga alla cieca mentre i campi bruciano sotto il sole di giugno.
La notizia, amara ma prevedibile, arriva dal Consorzio di Bonifica della Nurra: da domani, niente più acqua dal bacino del Cuga. Si continuerà, forse, con turni a singhiozzo, tappando i buchi con i reflui dei depuratori di Sassari e Alghero. Gli agricoltori, intanto, stringono i denti. E preparano la protesta.
Il Centro Studi Agricoli, che da tempo lancia segnali d’allarme, questa volta alza la voce. E lo fa con un comunicato che non lascia spazio all’interpretazione:
«Non si può più accettare una gestione approssimativa e priva di visione. Le responsabilità non sono degli agricoltori ma delle Autorità di Bacino, dell’ENAS e della Regione Sardegna, incapaci fino ad oggi di affrontare l’emergenza idrica con serietà e tempestività».
Parole nette, che fotografano un vuoto politico prima ancora che idrico. Secondo quanto riferisce il CSA, il Consorzio non dispone neppure di un tecnico agronomo o di un perito agrario in organico o in convenzione, figura minima e necessaria per calibrare i fabbisogni delle singole colture. Ma si pretende che le aziende si arrangino con turnazioni arbitrarie e promesse a vuoto.
Nel frattempo, il CSA ha già avanzato una proposta concreta, inviata per tempo al Presidente della Regione, all’Assessore all’Agricoltura e a tutti i consiglieri della Commissione Agricoltura. Una proposta articolata, con richieste precise:
– chiarezza immediata sui motivi della chiusura del Cuga,
– un calendario affidabile sulle turnazioni,
– un piano straordinario di emergenza per l’estate 2025,
– e soprattutto misure strutturali, vere, tangibili, che impediscano di tornare in ginocchio l’anno prossimo, con la pala in mano e il rubinetto a secco.
Ma da Cagliari, nessuna risposta. Nessun atto. Nessun indennizzo. «Serve trasparenza, chiarezza e atti concreti», tuona ancora il Centro Studi Agricoli. «Il comparto della Nurra non può più vivere nella precarietà e nella continua incertezza. È ora che l’agricoltura venga messa davvero al centro delle politiche regionali».
E se le istituzioni continueranno a girarsi dall’altra parte, il CSA non starà a guardare. Ha già annunciato una Class Action a tutela dei suoi associati. Perché le proteste in piazza, quando l’acqua manca e la terra muore, sono l’ultima lingua che la politica è costretta ad ascoltare.