È entrato in casa nonostante un ammonimento appena notificato, ha minacciato di morte la moglie e le figlie e ha urlato che delle forze dell’ordine non gli importava nulla. È finito in carcere, adesso, su disposizione del giudice per le indagini preliminari, e si trova rinchiuso a Bancali. L’episodio si è consumato la scorsa settimana ad Alghero e ha restituito alle cronache il volto più violento della persecuzione domestica: quella che inizia con le parole e si alimenta ogni giorno di paura.
Secondo quanto ricostruito, l’uomo – nonostante il provvedimento a tutela delle vittime emesso dal questore – si è introdotto nell’immobile approfittando del guasto al portone del palazzo. Una volta dentro, ha aggredito verbalmente le donne, minacciandole di morte: “Vi ammazzo, non temo le forze dell’ordine”. Parole gravi, seguite da un intervento tempestivo della Polizia che ha arrestato l’uomo. Il giudice ha poi disposto la custodia cautelare in carcere.
La moglie era riuscita a denunciarlo dopo anni di vessazioni psicologiche e verbali. A sostenerla nel percorso, il progetto Aurora di Sassari e l’associazione “La Rete delle Donne”, che da tempo opera sul territorio con uno sportello attivo h24. L’associazione fornisce supporto psicologico, accoglienza in situazioni di emergenza e assistenza nei percorsi giudiziari, avviando una valutazione del rischio e accompagnando le donne nelle scelte più adeguate.
Il caso è seguito dall’avvocata Barbara Pirisi, che assiste la madre e le figlie. Un caso drammatico, ma che segna oggi un punto fermo con l’arresto dell’uomo. E che riaccende l’attenzione su una piaga che continua a consumarsi nel silenzio delle mura domestiche.