Il decennale dei Sardinia Food Awards è stato celebrato come si conviene alle imprese riuscite, quelle che nascono con un’idea, crescono con la passione e si affermano con la credibilità. Dieci anni dopo il primo brindisi, quello che venne subito battezzato “l’Oscar dei produttori agroalimentari sardi” è diventato molto più di un premio: è una bandiera.
A sottolinearne l’importanza, nella sala gremita dell’Auditorium del Banco di Sardegna a Cagliari – tra gli sponsor principali – si sono susseguiti interventi dei protagonisti del mondo produttivo isolano: Stefano Ibba per Abbi Group, Mauro Maschio per il Banco di Sardegna, Battista Cualbu per Coldiretti Sardegna, Andrea Carau per 3A Arborea, Massimo Podda per la Cantina Santadi, Marco Peterle della Cooperativa Produttori di Arborea, Nando Secchi, presidente delle giurie, e naturalmente Donato Ala Giordano, ideatore del premio.
Proprio lui, Giordano, ha ricordato l’inizio: “Quando dieci anni fa abbiamo lanciato i Sardinia Food Awards, non immaginavamo quanto questo progetto avrebbe inciso sul racconto e sul riconoscimento delle eccellenze agroalimentari sarde. Oggi possiamo dire con orgoglio che abbiamo contribuito a costruire una rete virtuosa fatta di produttori, territori e valori autentici”.
I numeri parlano da soli: oltre 300 aziende iscritte ogni anno, decine di categorie, dalle paste artigianali ai salumi, dai formaggi al miele, passando per vini, liquori, prodotti gluten-free e conserve. Ma ciò che conta davvero non è il dato quantitativo, bensì la qualità. E quella viene garantita da giurie composte da esperti enogastronomici regionali, che giudicano secondo criteri rigorosi: qualità, autenticità, sostenibilità, innovazione.
“I Sardinia Food Awards non sono un concorso, ma un riconoscimento”, precisano gli organizzatori. Un attestato di eccellenza conquistato sul campo e non pagato a tavolino: il progetto, infatti, non riceve fondi pubblici e si sostiene esclusivamente grazie agli sponsor e ai partner, una scelta che ne ha garantito fin dall’inizio la trasparenza e l’autonomia. È questa l’altra grande lezione: si può fare cultura agroalimentare senza gravare sulle casse pubbliche.
Non solo. I Food Awards sono anche un momento di incontro tra produttori, buyer, giornalisti, istituzioni e influencer, un crocevia di relazioni che ha permesso di far circolare idee, stimolare pratiche sostenibili, rafforzare identità. Identità che, nell’agroalimentare sardo, trova la sua espressione più autentica: “Il nostro obiettivo è sempre stato quello di dare visibilità a chi lavora con passione, qualità e rispetto per le tradizioni e per l’ambiente”, ha ricordato Giordano.
E così è stato. La Coldiretti Sardegna, storica alleata del progetto, quest’anno ha rilanciato con un premio speciale: 100% Sardi, pensato per valorizzare le personalità isolane che, anche lontano dall’Isola, rendono orgogliosi i conterranei. A ciò si aggiunge l’ingresso tra i partner del Distretto Bio Sardegna, che premierà le aziende più virtuose con il riconoscimento “BIO”.
Ma il Sardinia Food Awards non si è accontentato di restare confinato tra le coste del Tirreno. Il format è stato replicato in altre quindici regioni italiane, fino alla nascita degli Italy Food Awards, sostenuti da CRAI: un progetto nazionale che riprende lo spirito originario – quello autentico, non costruito – di un premio nato tra le colline e le lagune della Sardegna e capace di parlare al resto del Paese.
“Questo decennale non è un punto d’arrivo, ma l’inizio di una nuova fase: vogliamo continuare a raccontare l’Italia del gusto attraverso le sue migliori storie, con umiltà, indipendenza e una profonda gratitudine verso chi ci ha sostenuto in questo viaggio”, ha concluso Giordano.
Il galà finale si terrà a Ros’è Mari, a Oristano. Lì, come in un piccolo teatro delle meraviglie, sfileranno non solo i migliori prodotti dell’isola, ma anche i volti, le mani, le storie di chi ogni giorno rende concreta la parola “qualità”. In silenzio, con tenacia. Come si fa in Sardegna.