Una tragedia marina: Capodoglio spiaggiato a San Giovanni di Sinis

  Sulla costa oristanese, una scena che tocca il cuore e l'anima. Un gigante del mare, un capodoglio femmina lungo otto metri, ha trovato l'ultima dimora sulla spiaggia di San Giovanni di Sinis, nell'Oristanese. 

  Un evento che non può lasciare indifferente, un monito silenzioso sulla fragilità della vita e sulla brutalità con cui, a volte, essa si conclude. La maestosa creatura, un tempo regina degli abissi, ora giace inerme sulla sabbia, avvolta da un manto di tristezza. Il suo corpo, in avanzato stato di decomposizione, parla di una morte solitaria, lontano dagli occhi del mondo, ma ora, alla luce del sole, diventa testimonianza tangibile di una tragedia che riguarda tutti noi. 

  Le prime luci dell'alba, di ieri 28 febbraio, hanno visto il Corpo forestale di Fenosu accorrere sul posto, seguiti a ruota dagli esperti del Cres, il Centro di recupero del Sinis, una sinergia di menti e cuori che lavorano insieme per dare dignità anche nella morte a chi, in vita, ha solcato gli oceani. Misurazioni biometriche, piani di rimozione, ma soprattutto il tentativo di comprendere, di dare un perché a questo epilogo. La causa della morte del leviatano rimane avvolta nel mistero, un enigma che forse non troverà mai una sua risoluzione. 

  Le ferite, le battaglie con le onde e le rocce, sono l'ultimo capitolo di una storia che abbiamo il dovere di ascoltare. Si stima che la morte sia sopraggiunta al largo, da 10 a 15 giorni prima del ritrovamento, un lasso di tempo che ci separa dall'ultimo respiro di questo gigante del mare. Questo evento tragico non è solo una perdita per la biodiversità marina; è un campanello d'allarme, un richiamo all'azione. 

  La nostra Sardegna, terra di bellezze naturali incommensurabili, si trova ancora una volta al centro di un episodio che ci interpella direttamente sulle questioni ambientali, sulla conservazione delle specie e sulla necessità impellente di agire, ora più che mai, per proteggere questi giganti gentili dei nostri mari. L'immagine di quel corpo esanime sulla spiaggia di San Giovanni di Sinis è un monito a non girare lo sguardo altrove, a non ignorare le sfide che il nostro pianeta ci pone davanti. È un appello alla responsabilità, alla consapevolezza, alla solidarietà verso quelle creature che condividono con noi questo frammento di universo. Un invito a riflettere, a cambiare, a fare di più per il mondo che ci ospita.

Cronaca

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