Vingegaard brucia Ciccone sulla linea: il danese veste la Roja dopo un finale da cardiopalma

  Il campione della Visma rimonta negli ultimi metri e conquista la prima salita della Vuelta 2025. L'abruzzese della Lidl-Trek beffa il gruppo ma non basta contro la classe del vincitore del Tour La Vuelta a España 2025 trova il suo primo vero padrone sulle rampe di Limone Piemonte. Jonas Vingegaard, il danese della Team Visma | Lease a Bike, conquista la seconda tappa con una rimonta mozzafiato che gli vale anche la maglia rossa di leader della classifica generale. Battuto per meno di mezza ruota un coraggioso Giulio Ciccone, che aveva provato il colpaccio negli ultimi metri di una salita resa insidiosa dalla pioggia e dai nervi tesi del gruppo. Sono le 17:36 di questo sabato 24 agosto quando Vingegaard taglia il traguardo dopo 159,5 chilometri partiti da Alba, precedendo di un soffio l'abruzzese della Lidl-Trek e il francese David Gaudu, terzo al traguardo. Un arrivo che cristallizza una giornata vissuta sempre sul filo dell'equilibrio, dove la fuga di giornata ha tenuto banco per gran parte del percorso prima di arrendersi alle pendenze piemontesi. La corsa prende forma fin dai primi chilometri dopo il via ufficiale.

  Nico Denz della Red Bull-BORA-hansgrohe, Gal Glivar dell'Alpecin-Deceuninck, Jakub Otruba della Caja Rural- Seguros RGA e Liam Slock della Lotto Cycling Team si lanciano all'attacco appena scattato il chilometraggio. Un quartetto che trova presto compagnia: Daniel Cavia della Burgos Burpellet BH ci prova ma viene ripreso, meglio va a Sinuhe Fernandez della stessa squadra che riesce a ricongiungersi ai battistrada dopo una lunga caccia solitaria. Il tedesco Denz, però, fiuta l'aria e decide di non sprecare energie: si rialza e torna nel gruppo, forse presagendo che quella fuga non avrà vita facile. Ha ragione: la Q36.5 Pro Cycling Team di Tom Pidcock tiene sempre sotto controllo la situazione, con Xabier Mikel Azparren che macina chilometri in testa al plotone per ore intere. Il vantaggio dei fuggitivi oscilla costantemente. Raggiunge i due minuti, scende sotto il minuto e mezzo al traguardo volante di Busca - dove Liam Slock si aggiudica la volata davanti ai compagni di fuga - poi risale ancora verso i due minuti. È il classico copione della fuga destinata a essere ripresa, ma che tiene viva la corsa per tutto il giorno. Intorno alle 15:00 inizia a piovere sui corridori. Il meteo diventa protagonista silenzioso ma ingombrante di una tappa che doveva essere di transizione e invece si trasforma in un campo minato. I corridori si affrettano alle ammiraglie per recuperare le mantelline, il nervosismo cresce chilometro dopo chilometro. Le conseguenze non tardano ad arrivare. Prima scivola un corridore della Groupama-FDJ: è Guillaume Martin, che si rialza ma poi è costretto al ritiro, diventando il primo abbandono di questa Vuelta. Poi, negli ultimi trenta chilometri, quando il gruppo accelera per preparare la salita finale, la strada bagnata presenta il conto più salato. George Bennett finisce a terra, si rialza dolorante. Poi tocca a Magnus Sheffield della INEOS Grenadiers. Ma il botto più grosso arriva a 27 chilometri dalla fine: una carambola coinvolge diversi uomini della Visma, tra cui Jonas Vingegaard, e anche Tom Pidcock. Il campione danese si rialza subito, scortato da Victor Campenaerts torna nel gruppo, ma l'episodio cambia i rapporti di forza: il plotone rallenta per aspettarlo, i fuggitivi tornano a guadagnare terreno. Ai piedi della salita finale - 9,8 chilometri al 5,1% medio con punte del 10% - sono rimasti in tre davanti: Glivar, Otruba e Slock. Su un breve strappo Otruba allunga seguito da Glivar, mentre Fernandez ha già salutato la compagnia. Il loro vantaggio è di 37 secondi quando iniziano le prime rampe verso i 1383 metri di Limone Piemonte. Liam Slock ci prova da solo, stacca i compagni e per qualche chilometro accarezza il sogno della vittoria di tappa. Ma il gruppo, guidato alternativamente da Lidl-Trek, UAE Team Emirates e Visma, non perdona: a 5800 metri dal traguardo anche l'ultimo fuggitivo viene ripreso. Inizia allora il vero spettacolo. La strada si impenna, il gruppo si assottiglia. Cento corridori diventano cinquanta, poi trenta. La Visma prova ad alzare il ritmo con Vingegaard protetto, la INEOS risponde, la Lidl-Trek si fa vedere con Ciccone ben posizionato. Negli ultimi mille metri la corsa esplode. Andrea Bagioli pilota Giulio Ciccone, alla cui ruota si appiccica Vingegaard. Tom Pidcock, miracolosamente recuperato dopo la caduta, risale e si porta a ruota del danese. La tensione è palpabile. Giulio Pellizzari della Red Bull prende il comando, ma è Marc Soler a sferrare il primo attacco serio. Sepp Kuss prova a chiudere per la Visma, ci riesce.

  È il preludio alla volata finale, quella che deciderà tutto. Giulio Ciccone scatta con la potenza e l'esperienza di chi conosce questi finali. L'abruzzese guadagna metri preziosi, sembra fatta. Ma Jonas Vingegaard, il campione che ha vinto due Tour de France, tira fuori dal cilindro una rimonta fenomenale. Metro dopo metro, pedalata dopo pedalata, rosicchia il vantaggio di Ciccone. Sulla linea d'arrivo è questione di centimetri, di millisecondi. Vingegaard supera Ciccone proprio sul filo di lana, per meno di mezza ruota. Un finale che ricorda i grandi duelli del passato, quando le corse si decidevano per un battito di ciglia. David Gaudu completa il podio di tappa, quarto Egan Bernal. Ma è la classifica generale a raccontare la nuova geografia della Vuelta: Vingegaard si prende la maglia rossa con 4 secondi su Ciccone, 6 su Gaudu. Tom Pidcock, nonostante la caduta, è quinto a 12 secondi, stesso distacco di Jai Hindley, Santiago Buitrago, Matteo Jorgenson, Juan Ayuso e Marc Soler. Numeri che fotografano una Vuelta già equilibrata, dove pochi secondi potrebbero fare la differenza nelle prossime due settimane. Ma oggi, su queste rampe piemontesi bagnate dalla pioggia e incendiate dall'agonismo, Jonas Vingegaard ha lanciato il primo messaggio: il campione c'è, e ha ancora fame di vittorie.

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