La Vuelta a España 2025 inizia come i migliori racconti di ciclismo: con l'Italia
che fa da cornice e un belga che detta legge nel finale. A Novara, sotto un
sole di fine agosto che scalda l'asfalto lombardo-piemontese, Jasper
Philipsen trasforma una giornata apparentemente tranquilla in un'esplosione
di velocità pura, conquistando la prima tappa e infilandosi la maglia roja sulle
spalle con l'autorità di chi sa di essere il più forte.
Sono le 13:02 quando il gruppo lascia Venaria Reale, nel torinese, per
intraprendere i 186,7 chilometri che lo separano dal traguardo novarese.
L'atmosfera è quella del primo giorno di scuola: rilassata, chiacchierata, con i
corridori che si guardano attorno sorridendo mentre le gambe girano ancora
morbide sui pedali. Ma quando al chilometro zero parte il primo scatto
violento di un corridore della EasyPost, la Vuelta entra improvvisamente nel
vivo.
Ci vogliono una quarantina di chilometri perché si formi la fuga buona: sei
uomini coraggiosi che decidono di provare l'impresa. Sono Pepijn Reinderink
della Soudal Quick-Step, Nicolas Vinokurov dell'Astana, Joel Nicolau della
Caja Rural, Koen Bouwman della Jayco AlUla, Alessandro Verre dell'Arkéa e
Hugo De La Calle del Burgos. Sei nomi che diventano protagonisti di una
giornata che sulla carta sembrava scritta per i velocisti.
Il gruppo, guidato dall'Alpecin di Philipsen, concede il giusto margine senza
mai perdere il controllo. Il distacco oscilla tra il minuto e i due minuti, una
forbice che racconta di una corsa sotto controllo ma non priva di emozioni. Il
primo momento di verità arriva al GPM de La Serra, terza categoria lunga 6,4
chilometri con punte dell'8,5%. È qui che si accende la miccia tra i fuggitivi.
Vinokurov prova il primo guizzo, ma è Reinderink a prendere il comando della
salita. Dietro di lui, Nicolau e Verre si giocano a carte scoperte il passaggio
che vale la prima maglia a pois della corsa. È l'italiano dell'Arkéa a spuntarla,
conquistando un simbolo che riporta il tricolore sul podio già nella giornata
inaugurale della corsa spagnola in terra italiana.
La discesa ricompatta i fuggitivi, ma è l'inizio della fine per cinque di loro. Al
traguardo volante di giornata, Reinderink conquista sei secondi preziosi che,
se dovesse arrivare secondo di tappa, potrebbero regalargli addirittura la
maglia roja. Ma i conti con l'oste non li ha fatti: il gruppo inizia una rimonta
implacabile che nel giro di pochi chilometri riduce il vantaggio a una manciata
di secondi.
È a questo punto che Hugo De La Calle scrive la pagina più bella della sua
giornata. Lo spagnolo del Burgos scatta da solo a 83 chilometri dall'arrivo e si
concede una lunga cavalcata solitaria che profuma di gloria effimera ma
autentica. Per quasi quaranta chilometri, De La Calle si gode il suo momento
di celebrità mondiale, pedalando con la telecamera alle spalle e il sogno nel
cuore. Il gruppo lo lascia andare, controllando senza affanno un vantaggio
che non supera mai il minuto.
Ma il destino di De La Calle è segnato: a 38 chilometri dal traguardo,
l'abbraccio del gruppo pone fine alla sua avventura.
Da questo momento, la
corsa cambia volto. Il nervosismo cresce, le squadre si posizionano, i treni
iniziano a formarsi. Sono gli ultimi venti chilometri che separano i velocisti
dalla gloria.
L'Alpecin di Philipsen e la Visma Lease a Bike battagliano per il controllo
delle operazioni, mentre la Lotto di Elia Viviani prova a inserirsi nei giochi. Il
ritmo sale oltre i cinquanta chilometri orari, la tensione si taglia a fette. A tre
chilometri dall'arrivo, Victor Campenaerts della Visma prende il comando, ma
è un'illusione ottica: dietro di lui, Oscar Riesebeek dell'Alpecin prepara il
terreno per il suo capitano.
L'ultimo chilometro è un crescendo rossiniano di emozioni. Jasper De Buyst
porta Viviani in posizione ideale, ma l'italiano si ritrova paradossalmente a
fare da lepre a Philipsen. Quando il belga parte, negli ultimi duecento metri,
non c'è storia: la sua progressione è devastante, irresistibile, definitiva.
Philipsen taglia il traguardo con le braccia al cielo, seguito da Ethan Vernon
dell'Israel Premier Tech e da Orluis Aular della Movistar. Viviani, che aveva
sognato il colpaccio davanti al pubblico italiano, deve accontentarsi della
quarta piazza, ma la sua è comunque una prestazione di lusso per un
veterano che continua a dire la sua ai massimi livelli.
La classifica generale, ovviamente, rispecchia l'ordine d'arrivo con i relativi
abbuoni. Philipsen comanda con quattro secondi di vantaggio su Vernon e
Reinderink, mentre Verre si gode la sua maglia a pois conquistata sui pendii
piemontesi.
La prima tappa della Vuelta 2025 si chiude così come era iniziata: con un
sorriso. Il sorriso di Philipsen che si infila la maglia roja, quello di Verre che
indossa i pois, quello di De La Calle che ha vissuto il suo quarto d'ora di
celebrità mondiale. La Spagna può aspettare: oggi il ciclismo ha parlato
italiano, ma con accento fiammingo.
Domani si riparte, verso nuove emozioni e nuovi protagonisti. Ma il primo
capitolo di questa Vuelta 2025 rimarrà negli annali come quello in cui l'Italia
ha fatto da madrina perfetta al festival della velocità che ha incoronato Jasper
Philipsen re della prima giornata.