Le campagne del Nord Francia si trasformano in un teatro crudele nella prima tappa del
Tour 2025. Un ventaglio spezza i sogni, Evenepoel perde terreno prezioso
Il Tour de France 2025 ha aperto i battenti con la crudeltà che solo le strade del Nord
sanno dispensare. Nelle campagne piatte tra Lille e Lille, dove il vento soffia come una
lama invisibile, si è consumato il primo dramma di questa Grande Boucle: un ventaglio
spietato che ha separato i furbi dai distratti, i forti dai fragili, lasciando sul lastrico della
sorpresa alcuni dei grandi protagonisti annunciati.
Era nell'aria, fin dalle prime battute di questa tappa apparentemente innocua di 184,9
chilometri. I meteorologi avevano avvertito: vento di traverso per quasi tutto il giorno. E
quando nelle Fiandre francesi spira il vento laterale, la corsa si trasforma in un'altra cosa,
diventa una caccia spietata dove conta più l'istinto che la gamba, più la posizione che la
potenza.
La giornata era iniziata con il copione classico delle tappe per velocisti: una fuga di cinque
uomini - Jonas Rutsch, Mathis Le Berre, Bruno Armirail, Benjamin Thomas e Matteo
Vercher - che si era presa l'onore della ribalta mattutina, mentre dietro le squadre dei
velocisti controllavano con la sicurezza di chi sa che il finale sarà loro. L'Alpecin-
Deceuninck di Jasper Philipsen e la Lidl-Trek di Jonathan Milan avevano messo gli uomini
in prima fila, tutto sembrava filare secondo copione.
Ma il ciclismo è una bestia capricciosa che non perdona mai le certezze. I primi segnali di
nervosismo si sono avvertiti dopo il passaggio sui modesti rilievi di quarta categoria - la
Côte de Notre-Dame-de-Lorette, il Mont Cassel e il Mont Noir - quando il vento ha iniziato
a mordere con più cattiveria. Il gruppo si è allungato come un serpente ferito, le squadre si
sono portate tutte nelle prime posizioni, l'andatura si è fatta frenetica.
E qui è arrivato il primo colpo del destino: Filippo Ganna, l'uomo cronometro dell'Italia, è
finito a terra in una caduta che sembrava inizialmente senza conseguenze. Il campione di
Verbania si è rialzato, ha ripreso la corsa, è rientrato nel gruppo con la determinazione di
sempre. Ma le vibrazioni del pavé che porta al Mont Cassel hanno riaperto le ferite, fisiche
e morali. Il dolore si è fatto insopportabile, e il sogno francese di Ganna si è spezzato nel
ritiro più amaro: quello di chi sa di poter fare la differenza ma deve arrendersi al proprio
corpo.
La corsa intanto correva verso il suo epilogo quando, a una manciata di chilometri
dall'arrivo, il vento ha mostrato tutta la sua ferocia. Un ventaglio micidiale si è formato nelle
campagne lillesi, spezzando il gruppo principale in tronconi. Davanti, una trentina di
corridori furbi e fortunati; dietro, gli altri, tra cui alcuni nomi che fanno tremare le
classifiche.
Remco Evenepoel, l'uomo che doveva contendere il Tour ai mostri sacri Pogacar e
Vingegaard, si è ritrovato nel gruppo sbagliato. Insieme a lui, in una beffa del destino,
anche Jonathan Milan, il velocista italiano che aveva vinto lo sprint intermedio a La Motte
au Bois con la sicurezza di chi sa di poter ripetere l'impresa al traguardo. Quaranta
secondi di ritardo: una eternità al Tour, un gap che può pesare come un macigno nelle
settimane a venire.
Nel gruppo di testa, invece, erano rimasti i più scaltri: Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, i
due rivali che si spartiscono le vittorie da anni, avevano fiutato il pericolo e si erano
piazzati nelle posizioni giuste. Con loro Matteo Jorgenson, Enric Mas e una pattuglia di
corridori che hanno capito che al Tour non si vince solo con le gambe, ma anche con la
testa.
Gli ultimi chilometri sono stati una processione verso la volata più attesa. L'Alpecin-
Deceuninck ha dispiegato il suo trenino con la precisione chirurgica di una squadra che sa
il fatto suo. Mathieu van der Poel ha fatto il suo lavoro di gregario di lusso, lanciando
Kaden Groves che a sua volta ha servito su un piatto d'argento la vittoria a Jasper
Philipsen.
Il belga non ha tradito: partito con il tempo giusto, ha tenuto testa al ritorno veemente di
Biniam Girmay, l'eritreo che aveva dato l'impressione di poter beffare tutti. Ma Philipsen è
una macchina da guerra nelle volate, e quando scatta non ce n'è per nessuno.
La vittoria
è sua, e con essa la prima maglia gialla di questo Tour 2025.
Dietro di lui, il norvegese Søren Wærenskjold ha completato il podio, mentre nel gruppo
dei battuti, arrivato a quaranta secondi, Jonathan Milan ha dovuto masticare amaro
vedendo sfumare una vittoria che sembrava scritta dopo il successo nello sprint
intermedio.
Il verdetto di questa prima tappa lascia già segni profondi: Philipsen leader con dieci
secondi di vantaggio su Girmay, Evenepoel già costretto a rincorrere, Martinez alla deriva
con oltre otto minuti di ritardo che fanno temere per le sue condizioni fisiche.
È questo il ciclismo del Nord della Francia dunque: spietato, imprevedibile, capace di
stravolgere le gerarchie con un colpo di vento. Il Tour de France 2025 è appena iniziato,
ma le campagne di Lille hanno già parlato chiaro: qui non si fanno prigionieri, qui si vince
solo chi sa leggere il vento prima che diventi tempesta.
Maglia Gialla dunque per Jasper Philipsen, leader anche della classifica a punti per
velocisti con maglia verde, che avrà la possibiltà di difendere il primato più prestigioso
almeno per circa una settimana, maglia a pois per Benjamin Thomas con i due punti
conquistati in fuga sui GPM, mentre il miglior giovane con maglia bianca è Girmay. Tutto
può mutare, questa è solo la prima frazione di un Tour che già preannuncia scintille!