Il “peso” di un referendum per le casse comunali

È facile dimenticare che dietro ogni consultazione referendaria si dispiega un complesso meccanismo amministrativo, fatto di personale, uffici, adempimenti e, soprattutto, costi. Il recente provvedimento del Comune di Alghero, riportato nella Determinazione n. 1037 del 16/04/2025 (Settore Servizi Demografici), ci offre l’occasione per osservare da vicino quanto impegno e quante risorse richiedano anche solo cinque quesiti referendari, previsti dall’art. 75 della Costituzione, fissati per domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025.

Nello specifico, i referendum riguardano temi caldi del mondo del lavoro (dal “contratto a tutele crescenti” alle discipline in materia di licenziamenti e responsabilità di appaltatori e subappaltatori) nonché la proposta di riduzione dei tempi di residenza necessari per ottenere la cittadinanza italiana. Si tratta di argomenti che da mesi accendono il dibattito nazionale e che ora attendono il vaglio referendario.

Anche se i costi di una consultazione referendaria sono a carico dello Stato, in prima battuta è il Comune a dover anticipare le somme necessarie. Solo al termine delle procedure, infatti, l’amministrazione centrale provvede al rimborso, dietro rendicontazione analitica delle spese. Ciò vale per tutte le spese “inderogabili e tassativamente regolate dalla legge” che, in un frangente elettorale, diventano imprescindibili: dalla stampa del materiale necessario, fino al lavoro straordinario del personale addetto.

Per le consultazioni dell’8-9 giugno 2025, il Comune di Alghero ha dovuto costituire l’Ufficio Elettorale, incaricandolo di tutti gli adempimenti indispensabili: aggiornamento delle liste elettorali, consegna delle tessere, supporto informatico, allestimento dei seggi, vigilanza e sicurezza, oltre alla gestione della propaganda elettorale. Per far fronte a tali incombenze, sono stati mobilitati 92 dipendenti, chiamati a coprire un totale di 3.245 ore di straordinario nel periodo compreso fra il 14 aprile e il 13 giugno (ossia da 55 giorni prima del voto a 5 giorni dopo).

La legge stabilisce, per i Comuni con più di cinque dipendenti, un tetto massimo medio di 40 ore mensili di straordinario per ciascuno, con la possibilità di arrivare fino a 60 ore in caso di reali necessità. Il Comune di Alghero, per non superare tali soglie e documentare con rigore tutte le esigenze di servizio, ha suddiviso le ore in due blocchi:

  • 14 aprile - 13 maggio: 304 ore totali, con una media di 19 ore per dipendente.

  • 14 maggio - 13 giugno: 2.941 ore totali, con una media di 32 ore per dipendente.

Dal dettaglio contabile emerge che, per il personale assegnato all’Ufficio Elettorale, il Comune ha impegnato circa 68.927 euro (somma derivante dalla voce “competenze per il lavoro straordinario” e dai relativi oneri e imposte, inclusi i buoni pasto). Questi costi verranno interamente richiesti a rimborso allo Stato. Nel complesso, però, le stime di spesa per l’organizzazione e lo svolgimento dei referendum si attestano sui 164.300 euro, già iscritti in bilancio al capitolo dedicato ai “Trasferimenti dallo Stato per Referendum Statali”.

Questo quadro contabile può apparire articolato, ma è frutto di un sistema che punta a garantire il corretto funzionamento di un istituto costituzionale fondamentale come il referendum abrogativo. Se da un lato queste cifre raccontano l’impatto economico sulle finanze comunali (pur momentaneo, vista la restituzione delle somme da parte dello Stato), dall’altro evidenziano quanto lavoro e quanta professionalità siano necessari perché la consultazione referendaria si svolga secondo tempi e modi stabiliti dalla legge.

Lo scopo dell’Ufficio Elettorale comunale e di tutto l’apparato amministrativo è assicurare al cittadino la possibilità di esprimere liberamente la propria volontà ai seggi. Ogni tessera elettorale stampata, ogni seggio allestito, ogni operatore incaricato di ricevere e trasmettere i dati costituisce un tassello del meccanismo che garantisce il diritto di voto: un diritto che, anche quando vincolato a un prezzo non trascurabile, rimane la pietra angolare della nostra vita democratica. Sebbene la somma necessaria per queste consultazioni possa apparire elevata, essa è il naturale riflesso di un sistema strutturato e rigoroso, pensato per garantire affidabilità e trasparenza. È dunque un “investimento” che lo Stato, attraverso i Comuni, effettua a tutela di quel principio, semplice ma fondamentale, che mette la parola “popolo” al centro delle scelte legislative: la nostra democrazia.

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