Portalettere precari: «Report sia punto di partenza. No a strumentalizzazioni sulle nostre battaglie»

  Si è rotto l’incantesimo d’invisibilità sulla gestione controversa del lavoro precario in Poste Italiane. L’azienda è considerata un’eccellenza mondiale in termini economici. Ma a che prezzo? Lo svela Report con l’inchiesta “Il postino”, andata in onda su Rai 3, domenica scorsa: spremendo i lavoratori come limoni, degradando l’uomo nel precariato e smantellando il servizio pubblico, finanziato in parte dal bilancio dello Stato. “Perché nell’inchiesta parlano figure in forma anonima?”, hanno chiesto in tanti dopo aver visto la trasmissione. Perché sono padri e madri, con il dovere di proteggere i propri figli. E pertanto non possono permettersi di perdere il lavoro. Per quanto se ne dica, Poste Italiane è un ambiente lavorativo ostile e omertoso, dove denunciare equivale a subire ritorsioni. Questo dovrebbe far riflettere le istituzioni e chi ha il potere-dovere di garantire l’osservanza delle norme sul lavoro.

  Senza tutele per chi denuncia, i diritti restano sulla carta. Ma l’omertà è anche complicità. Spetta sempre e soltanto a noi la scelta di sottrarci all’indifferenza verso le ingiustizie a cui assistiamo. In che modo? Unendo le forze per far fronte a problemi comuni. Quanto più grande è la partecipazione dal basso, tanto maggiore sarà la possibilità di ottenere condizioni contrattuali migliori. La lotta dei penultimi contro gli ultimi, tipicamente italiana, non porta da nessuna parte. L’auspicio è che Report possa essere stato il punto di partenza per creare un clima sereno e di collaborazione tra i lavoratori e i soggetti portatori di interessi collettivi. In fondo, quanto emerso dall’inchiesta è il risultato della sommatoria di più iniziative. Il primo passo è importante, certo, ma sono la tenacia e la perseveranza, unitamente alla capacità di creare legami tra realtà diverse, che ci permettono di andare avanti. Sono contento, infine, che la battaglia sugli straordinari non pagati sia stata un esempio per molti. Come chiarito più volte, non può essere una questione di soldi, ma di principio. Al riguardo, vorrei allontanare ogni possibile strumentalizzazione politica o sindacale: i giovani ad aver denunciato il maltorto lo hanno fatto con le sole proprie forze. E durante il percorso sono stati assistiti da professionisti legali in modo quasi del tutto gratuito. La politica e il sindacato, nella loro interezza, facciano autocritica. Lo scandalo dei postini precari e degli straordinari non pagati si trascina da almeno un decennio. Perché i vertici sindacali e i leader di partito hanno tendenzialmente tollerato questo modo di operare da parte di un’azienda come Poste Italiane? Soprattutto, alla luce di quanto mostrato da Report, quali sono le proposte messe in campo per dare giustizia all’esercito di sfruttati? 

Roma, 27 febbraio 2025 
Carmine Pascale 
Ex postino

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