La sanità in Sardegna continua a vivere una crisi profonda, e mentre i problemi si accumulano, il segretario generale della UIL FPL, Priamo Foddis, lancia un monito chiaro: «È tempo di passare dalle parole ai fatti». Le dichiarazioni di Foddis giungono a margine del primo incontro presso l’assessorato regionale alla Sanità, un confronto che ha visto la partecipazione delle organizzazioni sindacali e ha affrontato temi cruciali come la rete ospedaliera, la medicina territoriale e l'integrazione socio-sanitaria.
Durante l’incontro, dopo gli interventi confederali, Foddis ha posto l'accento sulla necessità di un'inversione di rotta nell'affrontare la crisi sanitaria: «Le soluzioni devono partire dal basso, dalla medicina territoriale, il primo vero argine contro il sovraffollamento dei pronto soccorso». Una scelta chiara che contrasta con l’approccio attuale, incentrato su proclami di eccellenza, ma incapace di risolvere le carenze strutturali che affliggono il sistema sanitario regionale.
La diagnosi di Foddis è impietosa: «Non si può parlare di un servizio sanitario funzionale se non si affronta la drammatica carenza di circa 400 ambulatori, se la Sardegna ha perso il 40% dei medici di base negli ultimi cinque anni, se scene indegne come le 12 ore di fila per ottenere uno dei 500 posti-paziente a Terralba diventano la normalità». Il sindacalista sottolinea che il ricorso alla proroga operativa per i medici in pensione è una soluzione temporanea, «una pezza di breve termine che posticipa solo il problema», senza affrontare le cause profonde.
La proposta della UIL FPL è chiara: serve un «Piano Marshall per le assunzioni», con un reclutamento mirato e territoriale, che renda le sedi meno ambite contrattualmente più appetibili. Un intervento strutturale che possa garantire continuità assistenziale e che metta fine al continuo ricorso a soluzioni emergenziali.
L’incontro si è concluso con l’accordo per una nuova autoconvocazione il prossimo 13 maggio alle 14:30, ma Foddis non nasconde il suo scetticismo: «Come primo sindacato nella sanità sarda ci consideriamo parte integrale e fondamentale di questo processo. L’incontro è stato positivo, ma ora è il momento di abbandonare le parole e agire. La salute dei cittadini sardi non può più attendere».
Un monito che pesa come un macigno su una classe politica regionale che, al di là delle dichiarazioni di intenti, continua a rincorrere l'emergenza senza mai risolverla.