Gli Stati Uniti e la crisi dell'egemonia: Un'analisi profonda della depressione americana

  Nel tentativo di decifrare le dinamiche di un mondo in rapida trasformazione, è imprescindibile volgere lo sguardo agli Stati Uniti d'America. Non solo per le elezioni da poco svoltesi, ma soprattutto perché gli USA rappresentano il nostro cardine strategico, l'epicentro dell'influenza occidentale. 

  Eppure, l'America che abbiamo di fronte appare intrappolata in una fase complessa, caratterizzata da un profondo malessere collettivo. Gli Stati Uniti stanno vivendo una stagione di profonda depressione sociale e culturale. I dati sono allarmanti: un terzo degli americani ha ricevuto una diagnosi clinica di depressione almeno una volta nella vita. Il tasso di suicidi è il più alto tra i paesi occidentali, doppio rispetto alla Germania e triplo rispetto all'Italia. Inoltre, oltre 100.000 persone sono morte nell'ultimo anno a causa di overdose da fentanyl, un oppioide sintetico che ha innescato una vera e propria epidemia. Questi indicatori non possono essere ignorati, specialmente considerando il ruolo centrale degli Stati Uniti nella configurazione geopolitica globale. 

  Ma quali sono le radici di questo malessere? Si possono individuare quattro fattori principali: una profonda delusione, un'estenuante fatica, una schizofrenia geopolitica e la percezione di essere minacciati sul proprio territorio. La prima causa risiede in una profonda delusione nei confronti del mondo e di se stessi. All'indomani della caduta dell'Unione Sovietica nel 1991, gli Stati Uniti si sono ritrovati come unica superpotenza, credendo fermamente che il resto dell'umanità aspirasse ad americanizzarsi. Il mito della "città sulla collina", simbolo dell'eccezionalismo americano, alimentava la convinzione di essere il fine ultimo della storia umana. Tuttavia, gli eventi successivi hanno svelato una realtà ben diversa. Le guerre in Afghanistan e Iraq hanno mostrato che molti popoli non solo non aspiravano a diventare americani, ma respingevano attivamente l'influenza statunitense. L'invasione dell'Iraq nel 2003 ne è un esempio emblematico: gli Stati Uniti si aspettavano di essere accolti come liberatori, ma si sono trovati di fronte a una resistenza che ha smascherato l'illusorietà delle loro aspettative. Questo scontro con la realtà ha generato un contraccolpo psicologico significativo. La presa di coscienza che l'americanizzazione non è un destino universale ha minato profondamente l'autostima nazionale e ha alimentato un sentimento diffuso di disillusione. Il secondo fattore è la fatica intrinseca nel mantenere un ordine mondiale egemonico. Governare un pianeta con quasi otto miliardi di abitanti è un'impresa titanica, forse impossibile. Gli imperi del passato operavano in contesti demografici e geografici molto meno complessi. La superpotenza americana si trova a dover gestire conflitti e tensioni su scala globale, con un dispendio di risorse umane ed economiche che alimenta un senso di esaurimento collettivo. La perenne necessità di essere coinvolti in conflitti armati, interventi militari e operazioni di sicurezza internazionale ha logorato il tessuto sociale interno. La guerra al terrorismo, priva di obiettivi tattici e strategici chiari, ha esacerbato questo senso di stanchezza, evidenziando l'impossibilità di sconfiggere un nemico sfuggente e alimentando ulteriormente il sentimento di frustrazione nazionale. Il terzo elemento è una sorta di schizofrenia geopolitica. Gli Stati Uniti oscillano tra il desiderio di ritirarsi dalla scena internazionale e la volontà di riaffermare la propria supremazia. Questa ambivalenza genera incertezza sia all'interno che all'esterno del paese, creando una dissonanza cognitiva che alimenta il disagio collettivo. Infine, la percezione di essere insidiati in casa propria contribuisce ad acuire la depressione nazionale.

  L'aumento delle disuguaglianze sociali, le tensioni razziali e politiche, e la crescente polarizzazione ideologica hanno eroso il senso di sicurezza e coesione interna. Gli eventi del 6 gennaio 2021, con l'assalto al Campidoglio, rappresentano una manifestazione concreta di queste tensioni latenti. La depressione collettiva ha portato alla formazione di due Americhe contrapposte, ciascuna reagendo in maniera opposta allo stesso malessere. Da un lato, una parte del paese sostiene la necessità di abbandonare l'impero e di chiedere scusa al mondo per gli errori commessi, abbracciando ideologie come il movimento "woke" e la cultura della cancellazione. 

  Dall'altro, una fazione resiste a questa autoanalisi critica, cercando di riaffermare i valori tradizionali e l'eccezionalismo americano. Questo scontro interno rischia di condurre a un collasso sociale, con ripercussioni non solo per gli Stati Uniti ma per l'intero equilibrio mondiale. La frammentazione dell'identità nazionale e la polarizzazione estrema minacciano di destabilizzare il paese, con effetti imprevedibili sulla scena geopolitica globale. Comprendere la crisi che attraversa gli Stati Uniti è fondamentale per decifrare le dinamiche future del mondo. La depressione americana non è un fenomeno isolato, ma un segnale di cambiamenti profondi nell'ordine internazionale. La sfida consiste nel capire se gli Stati Uniti riusciranno a superare questa fase di malessere interno e a ridefinire il proprio ruolo nel mondo, o se assisteremo a una ristrutturazione dell'equilibrio globale con nuove potenze emergenti. In un contesto così complesso, è essenziale adottare uno sguardo multidisciplinare, che integri la geopolitica con la storia, la psicologia collettiva e l'antropologia. Solo attraverso un'analisi profonda e strutturale potremo cogliere le sfumature di una realtà in continua evoluzione e preparare strategie adeguate per affrontare le sfide future.

Attualità

L'osservatorio di Guerrini: Cagliari, quando la politica guarda al passato
Cagliari. Quando la politica guarda al passato. Il Pd, dopo 16 anni, ha riproposto alla segreteria regionale Silvio Lai. I Progressisti ora propongono il nome di Luciano Uras, ex senatore, alla guida dell'assessorato all'Agricoltura. Gianfranco Satta, assessore che avevano indicato nell'aprile del 2024, è ormai oer loro un corpo estraneo. Lai e Ur...

L'osservatorio di Guerrini: Il racconto domenicale
Il racconto domenicale. È dedicato ad un avvocato cagliaritano, Riccardo Fercia. È l'anima, in solitaria, della opposizione giuridica alla Presidente della Sardegna, Alessandra Todde, nella vicenda della ipotesi di decadenza. Fercia ha dichiarato che la Corte Costituzionale con la recente doppia sentenza è in linea con il verdetto del tribunale ci...

L'osservatorio di Guerrini: l'attacco ai giornalisti
L'attacco ai giornalisti. Dopo la bomba a Sigfrido Ranucci. Dimostra una cosa sola: che l'informazione che tocca il potere è sgradita a tutti e a tutte le lobby. Nessuna esclusa. Perché la politica cialtrona vuole rubare indisturbata. Perché gli imprenditori che fanno affari attraverso la politica hanno soldi e godono di influenze importanti. Alla ...

L'osservatorio di Guerrini: La bomba che ha fatto saltare in aria le auto di Ranucci
La bomba che ha fatto saltare in aria le auto di Ranucci e della figlia. Come ho scritto ieri, si è subito sollevato il coro di ipocrisia a condannare l'episodio. Intanto Ranucci era stato lasciato solo, isolato e sottoposto ad uno stillicidio di querele per diffamazione. Ne ha collezionate 224. Eppure da moltissimi anni ci sono in Parlamento propo...

L'osservatorio di Guerrini: Il Club dei giuristi
 Cagliari. Il Club dei giuristi. Si sono iscritti in moltissimi. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha definito illegittimo l'atto di decadenza-ingiunzione del Collegio di Garanzia Elettorale. Semplicemente perché il Collegio (dice la Corte) avrebbe esorbitato dalle sue competenze. Secondo molti esponenti del Club (tutti oppositor...

L'Osservatorio di Guerrini: Alessandra Todde e il campo largo "amico"
  Cagliari. Alessandra Todde. Presidente della Regione Sardegna. Dopo la sentenza "maxima" della Corte Costituzionale, che ha escluso la sua decadenza, dice che si è "tolta un macigno dalla scarpa". Non stentiamo a crederle. Anche perché, su questa vicenda, in tanti hanno speculato. E non solo dal campo dell'opposizione. Ma anche da quello La...

L'osservatorio di Guerrini: Ritorno al medioevo
Cagliari. Ritorno al medioevo. È quello che aveva ideato tal Bastianino Mossa, presidente della Fasi, Federazione delle Associazioni dei Sardi in Italia. Siccome si avvicinavano le elezioni per il rinnovo del suo incarico, tra vedere e non vedere, ha pensato di modificare lo statuto, escludendo dal voto, con una bella regoletta creata ad arte, le d...

L'osservatorio di Guerrini: Il complotto contro Alessandra Todde
Il complotto. Contro la Presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde. Alla luce della sentenza della Corte Costituzionale che afferma che il Collegio di Garanzia elettorale, con l'ordinanza ingiunzione di decadenza, ha esorbitato dai suoi poteri, forse non era una eventualità campata in aria. Considerato che il Collegio di Garanzia elettoral...

L'osservatorio di Guerrini: La Presidente della Regione Sardegna, la 5Stelle Alessandra Todde, resta saldamente in carica.  Non poteva essere dichiarata decaduta
La Presidente della Regione Sardegna, la 5Stelle Alessandra Todde, resta saldamente in carica. Non poteva essere dichiarata decaduta. Lo dice la Corte Costituzionale, cioè il massimo organo giuridico dello Stato. La sentenza è di poco fa. La Consulta, in termini estremamente chiari, afferma che l'atto di decadenza emesso dal Collegio di Garanzia E...

L'osservatorio di Guerrini: Nominato per 5 anni quale amministratore unico di Forestas
Cagliari. Nominato per 5 anni quale amministratore unico di Forestas, con compenso annuale di circa 140 mila euro. Peccato però che il dottor Salvatore Piras, dopo la soddisfazione per l'incarico, stia ora sudando freddo. Nei suoi confronti infatti incombe la eventualità che tutto possa essere annullato. Almeno secondo una circostanziata segnalazio...