Sergio Caputo in concerto a Cagliari

  Nell’aprile del 1983 esce in Italia un album anomalo, una musica diversa da tutto ciò che andava di moda in quel periodo, accompagnata da testi altrettanto inusuali. Il titolo dell’album è “Un Sabato Italiano”, interamente scritto e interpretato da Sergio Caputo, un giovane pubblicitario con l’hobby della musica; l’album è un mix di swing e blues che racconta storie di vita vissuta in uno stile letterario ispirato alla poesia moderna e neorealista. Inaspettatamente, pur nella sua stranezza l’album è un successo immediato, e segna per Sergio Caputo l’inizio di una lunga carriera musicale.

  Pochi avrebbero però immaginato che il suo primo album così “diverso” dalle logiche commerciali dell’epoca sarebbe diventato un classico della musica italiana, capace di scavalcare generazioni, e sbarcare ancora attuale nel nuovo millennio, per celebrare il suo quarantennale, amato da un pubblico che in gran parte non era neanche nato quando esso uscì. Ora, dopo 19 album, molte compilations e migliaia di concerti sulle spalle, Sergio Caputo – che oggi vive in Francia dopo una lunga parentesi americana – si appresta a celebrare il quarantennale di “Un Sabato Italiano” con un tour, accompagnato da una “Big Band”, un tour attesissimo da fans vecchi e nuovi. Il tour è partito nella primavera 2023 e si intitola “UN SABATO ITALIANO SHOW”. Il concerto prevede l’esecuzione dal vivo dell’intero album, più gli immancabili hits che lo hanno seguito, come ad esempio “Italiani Mambo”, L’Astronave che arriva”, “il Garibaldi Innamorato” ed altri successi cari al pubblico. La formazione è di “settetto” – una “big band” composta da Sergio (chitarra e lead vox ) e da musicisti di altissimo profilo come Fabiola Torresi (basso e voce), Alessandro Marzi (batteria e voce), Paolo Vianello (piano), Alberto Vianello (sax), Luca Iaboni (tromba) e Lorenzo De Luca (sax alto).

  “E’ davvero incredibile come il mio primo album mi abbia inseguito fin qui, accompagnandomi per quaranta anni di carriera, e venga oggi apprezzato, e considerato attuale, da persone che non erano ancora nate quando uscì. Trovo anche molto buffo che, nel corso di questi 40 anni – in cui non è mancato chi abbia ostinatamente tentato di blindarmi negli anni ’80 – io e “Un Sabato Italiano” continuiamo anno dopo anno a trovare un pubblico sempre caldo, che che si rinnova e si arricchisce di nuovi fans. Per non parlare delle molte tribute-band che girano l’Italia il cui repertorio è basato su queste canzoni. Come me lo spiego? Col fatto che le canzoni dell’album esprimono emozioni slegate da tempi e contesti, emozioni che tutti noi abbiamo prima o poi provato nel corso della vita, e in cui tutti possono sempre riconoscersi. Amore, amicizia, malinconia, la paura del futuro e la voglia sfrenata di viverlo, con sogni da realizzare. Curioso che in questi tempi – nei qualil’importanza della musica non è più basata sulle canzoni, ma sui personaggi – il destino mi abbia regalato questo privilegio di poter salire su un palcoscenico e cantare storie scritte quarant’anni fa, a un pubblico che le considera parte della propria vita. I messaggi più belli che ricevo molto spesso, sono quelli di persone che mi raccontano di aver attraversato un periodo buio, e di averlo superato superato ascoltando le mie canzoni. 

  Ne ho pubblicate circa 200, ma “Un Sabato Italiano” (l’intero album) continua ad essere amato in modo particolare, e ad essere scoperto da chi ancora non lo conosceva. Oggi posso dire che questo album mi sopravviverà, ed è una grande soddisfazione. Il mondo della musica è molto diverso da com’era quando ho iniziato la mia carriera. Non sono certo il solo a dirlo: la musica oggi – al di là dei generi – si divide in due grandi categorie, ovvero c’è la musica “usa e getta” – quella che fa furore per un attimo e poi svanisce dalla memoria collettiva per essere rimpiazzata da qualcosa di nuovo – e c’è la musica che nasce per durare e fare da colonna sonora ad interi pezzi della nostra vita. 

  Fin dall’inizio ho scelto di far parte della seconda categoria, e mi sono impegnato a scrivere canzoni che potessero aspirare a diventare dei “classici “, questo già da quando andavo a sentire il jazz nei club e mi chiedevo perché nessuno scrivesse più pezzi come quelli. I tempi sono cambiati. Il diritto d’autore è morto e noi musicisti viviamo prevalentemente di concerti. Oggi, l’industria della musica – e non solo – è costretta a subire i criteri imposti dalle nuove tecnologie e dai nuovi media, ma la sua linfa vitale arriva da ben altre radici. Lo sanno bene le case discografiche, che cadute nella trappola dello streaming sono continuamente costrette a produrre cose nuove da una parte, ma dall’altra vedono la loro esistenza futura legata al “catalogo” – ovvero a quel patrimonio di successi intramontabili di artisti che hanno fatto storia, e dei quali acquisiscono in blocco i diritti e i master sapendo che i “classici” non tramonteranno, perché se hanno funzionato una volta, continueranno a farlo, magari rimaneggiati.

  Voglio dirlo, ci sono dentro anch’io, e dopo un lungo pezzo di strada percorsa da “indie”, ho affidato ciò che possedevo del mio catalogo indipendente alla SONY – sapendo che lo avrebbe gestito molto meglio di me nei secoli a venire. Ora, in occasione del quarantennale di “UN SABATO ITALIANO”, in partnership con la SONY metteremo insieme un “cofanetto” – che farà da propulsore al tour (e viceversa). Ci sarà il remake fatto in occasione del trentennale con la big band, più alcuni inediti e probabilmente un “back to the future”: un bel vinile. Ci sarà un cinquantennale? Lo spero molto. UN SABATO ITALIANO nella sua versione originale 1983 è stato anche appena ristampato in vinile dalla PDU (Mina).

Spettacolo

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