La Polizia di Stato ha eseguito 22 perquisizioni su tutto il territorio nazionale, su delega delle Procure della Repubblica presso i Tribunali per i Minorenni, nei confronti di ragazzi tra i 13 e i 17 anni coinvolti in contesti di radicalizzazione estremista. Le operazioni, coordinate dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, hanno riguardato giovani riconducibili a matrici suprematiste, accelerazioniste, antagoniste e jihadiste.
L’operazione è il risultato di un ampio lavoro di prevenzione e intelligence condiviso in sede di Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo. Dalle indagini è emerso un crescente coinvolgimento di minorenni in ambiti legati all’eversione e al terrorismo interno e internazionale. Il web si conferma terreno fertile per la radicalizzazione: accesso immediato, anonimato e possibilità di diffusione rapida rendono la rete un canale privilegiato per indottrinamento, proselitismo e addestramento.
Le Digos territoriali, con il supporto delle Sezioni Operative per la Sicurezza Cibernetica, hanno eseguito le perquisizioni in stretto coordinamento con la Direzione Centrale. Tra i casi emersi:
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In provincia di Oristano, Cosenza, Messina e Padova, sono stati perquisiti diversi adolescenti riconducibili all’estremismo suprematista, in seguito all’indagine della Procura dei Minori di Cagliari su un 14enne che aveva pubblicato immagini con armi e simboli inneggianti a Breivik e altri noti attentatori.
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A Sassari, un 17enne è stato perquisito in relazione a un’indagine che nel 2024 aveva portato all’arresto di un 19enne per arruolamento con finalità terroristiche e propaganda razzista.
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Le Procure di Torino, Brescia e Taranto hanno delegato interventi su minori che diffondevano propaganda nazista, antisemita e suprematista o si vantavano di appartenenze a gruppi estremisti come “The Base”, con riferimenti alla fabbricazione di esplosivi.
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In Toscana, sono stati perquisiti adolescenti coinvolti in atti di imbrattamento a sfondo antisemita e razzista a San Giovanni Valdarno.
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A Genova, due 16enni sono risultati attivi nella propaganda fascista con finalità di reclutamento.
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A Bologna, due 17enni sono stati identificati per danneggiamenti durante una manifestazione non autorizzata seguita alla morte di Rami Elgaml.
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A Ravenna, un 17enne è stato perquisito per contatti con l’archivio jihadista "Al-Raud Media Archive", con centinaia di accessi documentati.
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A Catanzaro, un coetaneo è stato coinvolto in una chat WhatsApp dove venivano condivisi contenuti pro-jihadisti e nazifascisti.
Un episodio particolarmente grave è emerso a Portoferraio (LI), dove un minore era in possesso di componenti per la fabbricazione di molotov e polvere da sparo. In altri casi, sono stati rinvenuti manuali suprematisti, divise delle SS, armi giocattolo prive di tappo rosso, equipaggiamento militare e materiale soft air usato a fini paramilitari.
Secondo gli inquirenti, il fenomeno è in crescita e si manifesta con una rapidità mai registrata prima: se nel 2002 il tempo medio di radicalizzazione era di 16 mesi, oggi bastano poche settimane. Il trend europeo conferma l’allarme. Nel 2024, due terzi degli arresti legati all’ISIS hanno coinvolto adolescenti. In Gran Bretagna, un sospettato su cinque per reati di terrorismo è minorenne. Gli attacchi compiuti da minori – come l’accoltellamento a Zurigo, l’attacco armato a Göteborg e le granate lanciate vicino all’ambasciata israeliana di Copenaghen – lo dimostrano.
In Italia, da gennaio 2023 a oggi, sono 12 i minori sottoposti a misura cautelare per reati connessi all’estremismo, e 107 quelli oggetto di indagini, tra perquisizioni personali, domiciliari e informatiche.
Gli investigatori tracciano un profilo allarmante: adolescenti socialmente isolati, con difficoltà relazionali, attratti dall’ideologia violenta, affascinati da armi (anche stampate in 3D), capaci di muoversi con disinvoltura nel dark web, nei videogiochi, nei social dove utilizzano linguaggi criptici e memi estremisti, spesso in inglese.
Particolare preoccupazione suscita il cosiddetto fenomeno del “White Jihad”, un’ibridazione tra suprematismo bianco ed estremismo islamico. La rete diventa così un terreno comune di reclutamento, diffusione di contenuti antisemiti e neonazisti, e istigazione alla violenza più brutale.
L’Italia, tramite la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha proposto alla Commissione europea di inserire la radicalizzazione online minorile tra le priorità dell’Agenda antiterrorismo. Un’iniziativa volta a sollecitare i provider e le istituzioni europee a rafforzare gli strumenti di contrasto e prevenzione.
Le indagini, tuttora in corso, continueranno con l’analisi dei dispositivi sequestrati. Intanto, l’allarme è lanciato: il radicalismo minorile non è più un’eccezione. È un’emergenza concreta.