La notizia degli incontri trilaterali tenutisi in Sardegna tra Stati Uniti, Israele e Qatar per cercare una via d’uscita alla tragedia di Gaza ha riacceso il dibattito sulla funzione strategica dell’isola nel Mediterraneo. Un ruolo riconosciuto a livello internazionale, ma secondo il movimento indipendentista Repùblica, completamente sottratto al controllo del popolo sardo.
«Una ricchezza inestimabile sulla quale i sardi non hanno alcuna potestà – si legge nel comunicato diffuso dal gruppo – e che viene sfruttata esclusivamente dallo Stato italiano e dai suoi alleati politici e militari».
Nel mirino di Repùblica finiscono anche alcuni esponenti del centrosinistra sardo, accusati di definire la Sardegna “l’isola più periferica del Mediterraneo”, formula che secondo il movimento dimostrerebbe «la totale mancanza di coscienza della nostra identità collettiva di popolo».
A queste narrazioni, Repùblica oppone una visione di «Sardegna interconnessa, aperta, ponte tra Europa e Nord Africa, tra Occidente e Medio Oriente». E denuncia l’imposizione dei poligoni militari, «affittati agli eserciti di tutto il mondo per sperimentare morte», e la presenza sul territorio di una fabbrica di armamenti e droni «destinati anche all’esercito israeliano, utilizzati per massacrare il popolo palestinese».
Il movimento, nato nel giugno 2024 dall’unione di attivisti provenienti da diverse sigle dell’indipendentismo, ribadisce il proprio impegno per una Sardegna protagonista nel Mediterraneo come «terra di pace e dialogo, di confronto e mediazione, nell’interesse dei popoli che ci circondano e del nostro popolo, che non ha mai deciso di ospitare esperimenti di guerra».
«Lavoriamo affinché in futuro siano le istituzioni sovrane sarde – conclude il comunicato – a governare, gestire e organizzare summit di pace e di soluzione politico-diplomatica dei conflitti».