Il Popolo della Famiglia interviene duramente contro l’autorizzazione dell’aborto farmacologico a domicilio in Sardegna. La misura, recentemente introdotta nell’isola, viene considerata dal movimento politico “un passo indietro nella tutela della vita e della salute delle donne”.
A esprimere la posizione del partito è Barbara Figus, coordinatrice regionale e consigliere nazionale del Popolo della Famiglia: “L'aborto farmacologico a casa può esporre le donne a rischi per la loro salute fisica e psicologica, senza adeguato supporto medico e emotivo. Inoltre, sottolineiamo che questa decisione ignora i diritti dei nascituri e la responsabilità della società di proteggere la vita umana”.
Il tema, già al centro di ampio dibattito nazionale, viene dunque rilanciato a livello regionale. Secondo Figus, l’autorizzazione rientra in una deriva più ampia delle politiche sanitarie e sociali dell’attuale governo regionale guidato dalla presidente Alessandra Todde: “Ci dispiace fare sempre la parte di quelli che protestano – afferma – ma da che la Todde, con i 5 Stelle e il PD, sono alla guida della nostra Regione è una corsa continua alla promozione di azioni istituzionali rivolte alla negazione della vita e dell'essere umano.”
Particolarmente critico il riferimento all’uso della pillola RU486, definita “un trattamento che porta con sé molti rischi e pericoli (testimonianze alla mano)”, secondo Figus. “Lor signori dovrebbero, promuovendolo, rendere noti tutti i possibili effetti avversi.”
Infine, l’appello diretto alla Regione: “Chiediamo alle autorità regionali di rivedere questa decisione e di adottare politiche che promuovano la vita, la famiglia e la salute delle donne.”
Il tema resta aperto, destinato a suscitare ulteriori confronti politici e sociali nei prossimi giorni.