Sulle strade che salgono verso Combloux, dove l'aria si fa rarefatta e i polmoni bruciano come
fornaci, si consuma l'ennesimo capitolo di una rivalità che profuma di leggenda. Tadej Pogacar, il
fenomeno sloveno dalle gambe d'acciaio e dal cuore di leone, piega ancora una volta la montagna al
suo volere, mentre Remco Evenepoel, il golden boy belga, scopre l'amaro sapore della solitudine
quando le gambe tradiscono e i compagni mancano.
La corsa prende vita fin dalle prime pedalate. È mezzogiorno e mezzo quando il gruppo muove da
Valserhône, e subito l'andatura si fa forsennata. Mathieu van der Poel, l'olandese volante, prova il
primo strappo solitario, ma la strada è lunga e le montagne aspettano. Si forma una fuga che ha il
sapore dell'avventura: otto uomini coraggiosi guidati dal veterano Bruno Armirail e dal giovane
Michael Leonard, con Anthony Turgis e il sempre presente van der Poel a completare il drappello
dei battistrada.
Ma dietro, nelle file del gruppo, si respira già aria di battaglia. La UAE Team Emirates, squadra in
maglia rosa dello sloveno, tiene saldamente le redini della corsa con Domen Novak che macina
chilometri con la regolarità di un metronomo. È il preambolo di quello che accadrà quando la strada
comincerà a mordere verso l'alto.
Il primo squillo arriva sulla Côte de Villy-le-Pelloux, uno strappo cattivo di appena 800 metri ma
con pendenze che fanno gridare le gambe. Il gruppo si spacca come un frutto maturo, e già qui
Remco Evenepoel mostra i primi segni di cedimento, ritrovandosi nel secondo gruppetto mentre i
grandi della corsa restano davanti.
Ma è sulla Côte du Mont-Saxonnex, mostro di 5,4 chilometri all'8,7% di pendenza media, che la
corsa si accende come un falò. Attila Valter, gregario prezioso della Visma-Lease a Bike, imprime
un ritmo infernale che fa la selezione. Il gruppo si sgrana come un rosario, e restano in trenta a
giocarsi la vittoria.
Ed è qui che emerge la classe cristallina del giovane Florian Lipowitz. Il tedesco della Red Bull-
Bora, appena ventitreenne ma già con il cuore di un veterano, attacca per primo. È il segnale che i
grandi stavano aspettando: Pogacar scatta come un fulmine, seguito a ruota da Jonas Vingegaard e
da un Evenepoel che cerca disperatamente di non perdere il treno della vittoria.
Ma le montagne sono giudici imparziali e spietati. Vingegaard, il danese ghiacciato che l'anno
scorso fece tremare il Tour, non riesce a tenere il passo del dominatore di Komenda. Evenepoel,
senza il supporto dei suoi uomini, inizia a pagare dazio. È una sofferenza che si legge in ogni
pedalata, in ogni movimento scomposto sui pedali.
Pogacar intanto vola. Non si alza nemmeno sui pedali, mantiene quella pedalata rotonda e fluida
che è il marchio di fabbrica dei grandi campioni. Supera il coraggioso Alex Baudin, ultimo
sopravvissuto della fuga nuova maglia a pois, e se ne va verso un trionfo che profuma di maglia
gialla.
Dietro, Lipowitz dimostra di avere stoffa da predestinato. Il giovane tedesco, portatore della maglia
bianca di miglior giovane, trova la forza per staccare anche Evenepoel e conquistare un podio che
vale più di una vittoria. È la conferma che nel ciclismo moderno stanno emergendo talenti
cristallini, capaci di tenere testa ai mostri sacri del pedale.
L'ultimo chilometro è un assolo di pura bellezza agonistica. Pogacar sorride a mezza bocca mentre
assapora una vittoria costruita con l'intelligenza tattica e la superiorità fisica. Vingegaard limita i
danni mantenendo il secondo posto, ma il vero sconfitto di questa frazione è Evenepoel.
Il belga, che aveva iniziato la giornata da leader della classifica generale, crolla come un castello di
carte. Senza compagni di squadra a sostenerlo, senza le gambe per rispondere agli attacchi dei
rivali, scivola al quarto posto generale pagando oltre un minuto e mezzo al vincitore. È la
dimostrazione che nel ciclismo moderno la solitudine può essere fatale quanto le montagne più
aspre.
Quando Pogacar taglia il traguardo di Combloux con le braccia al cielo, ha già riscritto la classifica
generale. Con 43 secondi di vantaggio su Vingegaard e 54 su Lipowitz, lo sloveno si presenterà alla
7a tappa da padrone assoluto del Delfinato. È l'ennesima dimostrazione di una superiorità che
sembra non conoscere limiti, costruita su una combinazione esplosiva di talento naturale e
preparazione maniacale.
Il Giro del Delfinato 2025 sembra aver trovato il suo re, ma ha anche regalato una lezione di
ciclismo che rimarrà negli annali: quando la montagna chiama, solo i veri campioni sanno
rispondere.
Ordine d'arrivo:
1. Pogacar 2:59:46;
2. Vingegaard +1:01;
3. Lipowitz +1:22
4. Matteo Jorgenson +1:30
Classifica generale:
1. Pogacar 21:35:08;
2. Vingegaard +0:43;
3. Lipowitz +0:54
4. Evenepoel +1:22