Cagliari, 31 luglio 1971: una data storica per la Sardegna, segnata dalla vittoria di Tonino Puddu contro lo spagnolo Miguel Velasquez, che lo ha reso il primo sardo a conquistare il titolo europeo dei pesi leggeri. Ho avuto il privilegio di incontrare il leggendario pugile sardo e di intervistarlo, scoprendo la sua straordinaria carriera e i suoi pensieri sulla nobile arte del pugilato.
Tonino, come ha conosciuto la nobile arte?
"In quel periodo, fine anni '50, l'Amsicora attirava circa 40 mila spettatori. Ho iniziato a combattere all'età di 15 anni. Ho attraversato tutte le serie, da novizio a dilettante fino al titolo europeo. Facevo decine di chilometri correndo e allenandomi, e poi di sera in palestra. Il pugilato era parecchio diverso allora."
Chi è stato l'avversario che più l'ha messa in difficoltà?
"Tutti i più grandi pugili, tra i quali Sugar Ray Robinson, sono arrivati a combattere nei pesi medi ma hanno iniziato dai pesi leggeri. Lo stesso Ken Bekman con un mio destro ha piegato le gambe. Non sono mai stato contato da dilettante, da professionista sono stato contato solo tre volte. Ero sicuro del mio destro, ma se devo scegliere uno, direi un italo-australiano al Pala Lido di Milano. Parecchio scorretto, non mi faceva combattere come desideravo io."
Chi è, a parer suo, il pugile più forte di sempre?
"A mio parere, il più forte di tutti i tempi è stato Mohamed Ali. Mi piace ricordare il mio caro amico Sugar Ray Robinson, che conobbi nel 1964 nella palestra pugilistica del Flaminio. Era davvero forte, lo vidi combattere a Roma al Palasport e rimasi impressionato. Poi ricordo Pavilla, il francese che affrontò Fortunato Manca per il titolo europeo. Vinse Fortunato Manca per KO alla sesta ripresa, ma il francese era pericolosissimo."
Tonino Puddu, noto per il suo temibile destro pesante da KO, ha segnato la storia del pugilato italiano e internazionale. Non solo ha conquistato il titolo europeo, ma ha anche combattuto per il titolo mondiale WBC dei pesi leggeri a Los Angeles, dimostrando il suo talento e la sua determinazione sul ring. La sua carriera è un esempio di dedizione e passione per la nobile arte del pugilato e io, anche per questo, sono orgoglioso di averlo potuto intervistare.