È già estate, e in Sardegna questo significa una cosa: allerta incendi. Eppure, anche dove il turismo ha trasformato la natura in cartolina, il buon senso sembra latitare. Succede alla Spiaggia del Principe, una delle mete più rinomate della Costa Smeralda, dove sono state segnalate aree fumatori realizzate a ridosso della macchia mediterranea, in zone dove l’erba è secca e il rischio di un rogo è tutt’altro che remoto.
A sollevare la questione è un bagnante che ha denunciato la situazione al Gruppo d’Intervento Giuridico. Secondo quanto riportato, le aree sarebbero state predisposte dal Consorzio Costa Smeralda. Sul terreno, intorno, diversi mozziconi di sigaretta abbandonati. Basta poco: una brace ancora accesa, un refolo di vento, e l’incendio può partire.
«Smettere di fumare fa bene alla salute – osserva Stefano Deliperi del GrIG – ma eliminare queste aree fa bene all’ambiente». Non è solo un problema di disattenzione. È la prova di una mancanza strutturale di cultura della prevenzione, in un’isola che ogni anno conta ettari e ettari di territorio inceneriti e una macchina antincendi costretta a rincorrere l’emergenza.
Nel 2023 la Sardegna ha contato oltre 3.000 ettari bruciati, e non tutti per mano di piromani. L’incuria, l’improvvisazione, l’idea che “tanto non succede niente”, spesso sono l’innesco più subdolo.
Il GrIG richiama anche alla responsabilità dei cittadini: in caso di avvistamento di un principio d’incendio, il numero da chiamare è il 1515, che collega con la sala operativa del Corpo forestale nazionale e sardo. La rapidità della segnalazione può salvare paesaggi, vite, e anche l’economia turistica di intere zone.
Sull’incendio, come sulla salute pubblica, la soglia di tolleranza dev’essere zero. E le aree fumatori accanto alla vegetazione secca, in una spiaggia simbolo dell’Isola, sono un errore grave. Un errore che, in piena estate, può diventare crimine.