I gazawi. Gli abitanti di Gaza. Nutro per loro un grande affetto. Rappresentano una indicibile umanità di sofferenza. Che purtroppo non è l'unica in questo mondo infame. Donne, bambini, ragazzi, uomini, padri, madri, figli. All'annuncio del cessate il fuoco, in centinaia di magliaia, repentinamente, hanno fatto marcia indietro. Per tornare alle case che non ci sono più. Questo popolo di disperati, massacrato dalle bombe israeliane e dal giogo di Hamas, privato di tutto e con l'incubo perenne della morte violenta, sta dando una lezione di forza al mondo intero. Questa moltitudine di fantasmi, senza più niente, senza neanche l'acqua, il cibo, un letto, un riparo, questa moltitudine di esseri umani con il vuoto davanti a sé, vuole solo tornare alla sua terra. Che pure altro non è che un inferno di macerie e di precarietà. Dobbiamo avere grande rispetto per questi nostri fratelli palestinesi. Che dimostrano un attaccamento alla loro tremenda realtà esistenziale che supera ogni limite. Chiedono soltanto di poter vivere nella loro terra. Dico questo con molta mestizia, pensando a tutti i nostri giovani, che pure lasciano la nostra terra, partendo da condizioni ben diverse, per cercare un futuro migliore. Gli abitanti di Gaza, nonostante gli orrori che hanno appena lasciato, stanno tornando nell'abisso di quei luoghi spettrali di Gaza. Con la volontà di ricominciare. Da niente. Ed è, questo, un insegnamento anche per quell'universo di immigrati che lasciano l'Africa per venire da noi. Anziché battersi per le loro radici. Mario Guerrini.