Cagliari. La Cgil. È stata sempre il mio sindacato di riferimento. Come del resto le altre sigle tradizionali, Uil e Cisl. Perché credo fortemente nella forza e nel valore delle organizzazioni (tutte) che difendono i diritti dei lavoratori. Oggi il discorso è molto cambiato, perché il sindacato ha perso, in apparenza, la sua vocazione originaria. Troppo spesso ha dato segnali di contiguità con le diverse espressioni del potere. Non è un caso che le cosidette tute blu, nelle fabbriche, non rappresentino più, oggi, quello zoccolo duro che erano un tempo. Troppe compromissioni, soprattutto a livello locale, hanno annacquato la reale missione sindacale. Anche in Sardegna. Dove, in più circostanze, proprio la Cigl è sembrata coinvolta nei giochi della politica. Così come, ancor più, Uil e Cisl. Maurizio Landini, il sultano della Cgil, ha fatto, nella sua visita a Cagliari, un richiamo duro di contrarietà alla politica guerresca che oggi ha i suoi accenti primari nella Ue e soprattutto nella tedesca Von der Leyen. Bene, sono d'accordo. Non scordiamo, però, che l'apostolato del sindacato è essere nei cuori dei lavoratori per le battaglie sul lavoro. Oggi, in parte, purtroppo, non è più così. Come hanno certamente consapevolezza Landini e il suo luogotenente sardo Fausto Durante. Mario Guerrini.