Guardia Costiera, ogni euro investito ne restituisce 1,53: il rapporto economico che parla chiaro

Cento e sessant’anni e non sentirli. Il Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, istituito nel 1865, ha celebrato il proprio anniversario con una dichiarazione che, questa volta, non arriva dalle onde del mare ma dalle cifre dell’economia. Presentato a Roma il 29 maggio, il rapporto intitolato “Il contributo della Guardia Costiera all’economia del Paese” offre un dato difficile da ignorare: per ogni euro pubblico investito, ne ritornano 1,53 al sistema economico nazionale.

Non è una frase fatta. È il frutto di un’analisi condotta con il supporto di SRM – Centro Studi collegato a Intesa Sanpaolo, e presentata in pompa magna all’Auditorium INAIL, alla presenza del Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, e del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci. Con loro, rappresentanti delle istituzioni, del mondo marittimo, portuale e dello shipping.

A illustrare il contenuto, il Comandante Generale della Guardia Costiera, Ammiraglio Ispettore Capo Nicola Carlone, e il responsabile SRM per l’area marittima Alessandro Panaro. A fare da cornice, oltre cinquanta comandi territoriali collegati in streaming.

Il cuore della relazione sta tutto in quella cifra – 1,53 – che fotografa con rigore il valore prodotto da un corpo militare che, nella sua “ordinaria” amministrazione, garantisce la sicurezza della navigazione, tutela l’ambiente marino, vigila sulla pesca e sostiene la logistica portuale. Non sono compiti da poco, e i numeri, questa volta, fanno giustizia alla retorica.

«Ogni euro investito nella Guardia Costiera genera un valore economico pari a 1,53 euro», ha dichiarato l’Ammiraglio Carlone, «è la conferma oggettiva dell’importanza strategica del nostro operato e del valore aggiunto che il Corpo produce quotidianamente per il Paese».

Dietro questi numeri, Carlone ha voluto porre l’accento sul vero motore della macchina: gli 11.000 uomini e donne della Guardia Costiera, “capitale umano” specializzato, formato, motivato, su cui si continua a investire.

Ma c’è anche l’innovazione: il recente decreto ministeriale sul VTMIS (Vessel Traffic Monitoring Information System), pubblicato lo scorso 28 aprile in Gazzetta Ufficiale, assegna alla Guardia Costiera la piena competenza nel controllo del traffico marittimo nazionale, in un’ottica di digitalizzazione e interoperabilità tra amministrazioni.

Nel corso della cerimonia, è stato anche consegnato il Flag State Performance Award 2024 alla compagnia Carnival Maritime GmbH – gruppo Carnival Corporation – come miglior flotta italiana dell’anno. A ritirare il riconoscimento, i dirigenti Stefan Deucker e Tommaso Grimaldi.

Il rapporto, ha sottolineato ancora Carlone, consente anche di misurare l’impatto del Corpo nel garantire la conformità del nostro Paese alle normative europee, prevenendo le infrazioni e assicurando standard elevati.

Non solo cifre, però. Anche cultura e promozione sociale. Tra gli eventi per i 160 anni del Corpo, spiccano la partecipazione al RiminiWellness, una serata culturale a Taormina (15 giugno), la cerimonia nazionale a Civitavecchia (22 luglio), e il Coast Guard Global Summit in programma a Roma a settembre: per la prima volta presieduto da un Paese europeo.

«La Guardia Costiera è un asset strategico per la crescita del Paese», ha concluso il Ministro Matteo Salvini. «Ogni euro investito si traduce in benefici concreti per cittadini, imprese e istituzioni».

Non servono frasi fatte, né patriottismi di maniera. Quando lo Stato funziona, a parlare sono i numeri. E il mare, come sempre, ascolta.

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