La Sardegna è terra di tradizioni antiche, ma anche di innovazioni capaci di proiettarla oltre i confini del passato. Tra queste, spicca il progetto delle Metamaschere, un’idea rivoluzionaria nata dall’ingegno di Alfonso Canfora in collaborazione con Nicola Marongiu, con cui condivide il brevetto per disegno di utilità della maschera della Sartiglia.
Le Metamaschere rappresentano un punto di svolta nel mondo della manifattura artistica sarda. La loro peculiarità sta nella tecnica di realizzazione: un mix di materiali riciclati come coriandoli, stelle filanti e fibra di vetro, uniti a resine innovative. Questo sistema di produzione consente di ridurre i costi, eliminando la necessità di stuccature e verniciature, e al contempo promuove una filosofia di sostenibilità ambientale, trasformando scarti di festa in opere d’arte.
Il termine "Metamaschera" deriva dal gergo carnevalesco e si riferisce a una "maschera mascherata", un concetto che richiama la fusione tra tradizione e innovazione. L’idea si è già affermata nei Carnevali sardi, dalla Sartiglia di Oristano ai Mamuthones di Mamoiada, dove la maschera è un simbolo identitario inscindibile dalla cultura isolana.
L’innovazione non riguarda solo i materiali, ma anche il metodo produttivo. Le Metamaschere vengono realizzate con uno stampo maschio-femmina, dal quale escono già pronte, necessitando solo di tagli. Questo processo le rende altamente replicabili su scala industriale, riducendo i tempi di lavorazione e mantenendo un elevato standard qualitativo.
Oltre ai materiali di recupero, il progetto prevede l’uso di carbonio, kevlar e titanio, elementi che danno ulteriore resistenza e leggerezza alle maschere, rendendole uniche nel panorama internazionale. Questo mix di artigianato e tecnologia potrebbe fare della Sardegna un centro di eccellenza nel settore.
L’idea di Canfora non si ferma alla produzione. Nel suo progetto c’è anche la creazione di un museo delle maschere sarde, un polo culturale che possa valorizzare questa tradizione e trasformarla in un’attrazione turistica ed economica. Il progetto museale prevede un’esposizione di maschere realizzate con materiali innovativi e tradizionali, oltre a una sezione dedicata alla storia del Carnevale sardo.
Con una struttura di 650 metri quadrati, il museo si propone di ospitare un’esposizione permanente di oltre 70 maschere, un’area multimediale con proiezioni video e un laboratorio didattico per la lavorazione delle maschere. Un’iniziativa che, se realizzata, potrebbe diventare un punto di riferimento per la cultura e il turismo, generando nuove opportunità di lavoro e di sviluppo per l’isola.
Tra le creazioni più particolari del progetto vi sono anche le maschere realizzate con sabbia di cava, un tributo alla battaglia contro i furti di sabbia dalle spiagge sarde, un fenomeno che ogni anno impoverisce il litorale e danneggia l’ecosistema. Attraverso il design e i materiali, queste maschere raccontano un messaggio forte: proteggere il territorio è una responsabilità di tutti.
Le Metamaschere hanno già trovato spazio in eventi di prestigio, come la Sartiglia di Oristano 2024, dove tre cavalieri – Manunza, Cardias e Sechi – le hanno indossate in gara. Un segnale importante, che mostra come la tradizione possa accogliere il cambiamento senza perdere la propria identità.
Ma l’obiettivo di Canfora va oltre la creazione artistica: il suo brevetto e la sua tecnologia sono un messaggio ai giovani sardi. L’idea è che la Sardegna possa creare lavoro e innovazione senza perdere le proprie radici, evitando che i talenti dell’isola debbano emigrare per realizzarsi.
Le Metamaschere rappresentano un punto di contatto tra passato e futuro, tra artigianato e industria, tra arte e tecnologia. Una sfida ambiziosa che dimostra ancora una volta come la Sardegna, proprio come nell’epoca nuragica, sappia distinguersi per il suo ingegno e la sua capacità di innovare mantenendo intatta la propria identità.