Cagliari, settembre 2024. Gli universitari sardi sono sul piede di guerra, e non a torto. La situazione è drammatica: affitti alle stelle, alloggi introvabili, mense chiuse e servizi ridotti al minimo. Quella che dovrebbe essere un’istituzione a sostegno dei giovani, l’Ersu, ha tagliato l’offerta abitativa fino all’osso: da 799 posti disponibili nell’anno accademico 2016/2017, oggi ne restano appena 238 per l’intero anno accademico 2024/25. Di cinque residenze universitarie, ne è rimasta aperta solo una. Le mense universitarie? Delle tre attive in passato, ne è sopravvissuta solo una.
Ma il vero problema non è solo quello dei numeri.
È il segnale che sta passando: quello di una Regione che, in pieno disinteresse, sta lasciando morire un diritto fondamentale, il diritto allo studio. Gli studenti, esasperati, hanno deciso di alzare la voce. Lunedì si riverseranno in piazza del Carmine, per dare quello che definiscono “l’ultimo saluto al diritto allo studio che non c’è più”, e marceranno fino al palazzo del Consiglio Regionale in via Roma.
E mentre la Regione tace, la situazione diventa ogni giorno più insostenibile. Quest’anno sono state presentate oltre mille domande di alloggio all’Ersu di Cagliari, ma la risposta dell’ente è un insulto al diritto allo studio. Gli alloggi disponibili sono solo 238, e a questi si sottraggono ulteriori 20 posti destinati a persone con disabilità certificata.
Si parla di ristrutturazioni, di lavori in corso, di “problemi transitori”. Ma gli studenti non ci credono più. Perché, nonostante i problemi temporanei, l’Ersu non ha reso immediatamente disponibili i 28 posti della struttura di via Businco? E perché questa assurda situazione si sta trascinando da così tanto tempo?
La verità è che dietro i cantieri e le promesse c’è il totale fallimento della politica nel garantire il diritto allo studio. I finanziamenti vengono promessi, le soluzioni rimandate, e intanto gli studenti si trovano costretti a pagare affitti esorbitanti per restare in città. L'accesso allo studio dovrebbe essere un diritto garantito, non un lusso da conquistare a fatica.
Le istituzioni devono svegliarsi, e in fretta. I giovani sono il futuro, ma in Sardegna sembra che si stia facendo di tutto per rendergli impossibile costruirsi un futuro dignitoso. Ed è ora di chiedersi: quale sarà il prezzo che dovremo pagare quando, un domani, ci renderemo conto che a questi giovani, oggi, è stato negato il diritto a studiare?