Durante il Medioevo, la cucina sarda
era profondamente legata alla terra, al ritmo delle stagioni e alle
regole imposte dalla religione. In un’isola spesso isolata dai
grandi traffici commerciali, l’alimentazione era semplice, frugale,
ma ricca di significato e tradizione. Il cibo era un riflesso della
struttura sociale: i nobili consumavano carne e cacciagione, mentre
il popolo e i monaci vivevano di cereali, legumi, verdure e prodotti
del pascolo.
Cosa si mangiava:
Il pane era l’alimento base. Spesso
veniva preparato con farine integrali di grano duro o orzo. In molte
zone si cuoceva su pietre roventi o nei forni comunitari. I legumi
(lenticchie, ceci, fave) erano fondamentali, così come le zuppe e
minestre, arricchite con erbe selvatiche, cipolle, aglio e, quando
possibile, un po’ di lardo o formaggio.
I formaggi, come il pecorino, erano già
molto diffusi, così come il latte e i suoi derivati. La carne era
rara sulle tavole dei contadini e dei monaci, spesso riservata a
festività o casi speciali. Il pesce, soprattutto nelle zone costiere
e nei monasteri vicini ai laghi, era più comune.
Cucina nei monasteri:
Nei monasteri, il cibo doveva essere
nutriente ma sobrio. I monaci seguivano regole alimentari precise,
evitando la carne e concentrandosi su legumi, verdure, pane e pesce.
Ecco una ricetta ispirata a una zuppa
monastica medievale sarda:
Zuppa di ceci e finocchietto
selvatico
Ingredienti:
250 g di ceci secchi (ammollati la sera
prima)
1 cipolla
2 spicchi d’aglio
un mazzetto di finocchietto selvatico
olio d’oliva
sale e pepe
pane raffermo (meglio se di grano duro,
tipo civraxiu)
Preparazione:
In una pentola, soffriggere cipolla e
aglio tritati in poco olio. Aggiungere i ceci scolati e coprire con
acqua.
Cuocere lentamente per almeno 2 ore,
aggiungendo acqua se necessario.
Quando i ceci sono teneri, unire il
finocchietto tritato e aggiustare di sale.
Servire la zuppa calda, versata sopra
fette di pane raffermo, con un filo d’olio crudo.
Questa zuppa, semplice ma profumata,
rappresenta perfettamente lo spirito della cucina medievale sarda:
essenziale, rispettosa della natura e del tempo.