Settecento chilometri a piedi, cinquantacinque comuni attraversati, otto cammini storici e un’isola intera che si riscopre passo dopo passo. La quarta edizione di Noi Camminiamo in Sardegna si è chiusa a Pula, tra spiritualità e paesaggi che sembrano usciti da un tempo remoto. Promossa dall’Assessorato regionale del Turismo, la manifestazione ha coinvolto oltre 800 partecipanti — camminatori, guide, giornalisti, tour operator — in quello che ormai è il principale evento italiano dedicato al turismo lento e alla scoperta interiore dei luoghi.
L’assessore al Turismo Franco Cuccureddu, visibilmente soddisfatto, ha commentato: «Il turismo dei cammini non è solo un modo di viaggiare, ma un’esperienza di scoperta lenta e profonda che unisce spiritualità, cultura e sostenibilità. Con Noi Camminiamo in Sardegna continuiamo a costruire un’offerta capace di raccontare la Sardegna più vera e di farla conoscere al mondo tutto l’anno».
Dalla roccia mineraria di Iglesias ai boschi di Laconi, dai santuari di Luogosanto alle coste di Nora, il progetto ha unito gli itinerari simbolo dell’isola: il Cammino Minerario di Santa Barbara, quello di Sant’Efisio, di San Giorgio, di Santu Jacu, il Cammino 100 Torri, la Via dei Santuari e il Francescano. Quest’anno si è aggiunto anche il nuovo Cammino dei Beati, che attraversa Dorgali, Oliena, Orgosolo e Orosei — luoghi dove la spiritualità si mescola alla pietra, al vento e al silenzio.
Il gran finale a Pula, con l’inaugurazione della quinta tappa del Cammino di Sant’Efisio, ha portato i partecipanti lungo un nuovo tratto di dieci chilometri tra la chiesa di San Giovanni Battista e la chiesetta di Sant’Efisio a Nora: un percorso breve, ma carico di simboli. Ora l’intero itinerario supera i novanta chilometri, come a dire che la fede, in Sardegna, ha bisogno di respiro e di strada.
Tra i protagonisti anche gli ottanta esperti nazionali di turismo e cultura che hanno preso parte ai lavori, confermando che Noi Camminiamo in Sardegna non è solo un evento, ma una rete viva di idee, territori e persone. E in fondo, come ogni cammino, anche questo serve a ricordare una cosa semplice: che per capire davvero un’isola, bisogna imparare a camminarci. A passo lento, e con rispetto.