A Nuoro si parla di sviluppo, e già questa è una notizia. Stamattina la presidente della Regione, Alessandra Todde, è tornata nel cuore dell’isola per incontrare gli industriali di Confindustria Sardegna Centrale. Al suo fianco il vicepresidente Giuseppe Meloni e l’assessore all’Industria Emanuele Cani.
Un vertice di peso, almeno sulla carta: energia, bandi, spopolamento, giovani, fino all’immancabile Einstein Telescope — il grande sogno scientifico che da anni aleggia sul Gennargentu come promessa di rinascita.
La Todde parla con tono deciso: «Abbiamo affrontato i temi legati allo sviluppo del territorio, ma anche quelli dell’energia, dei nuovi bandi e della necessità di garantire migliori condizioni di competitività». Parole misurate, quasi da verbale. Poi il passaggio più concreto: servono progetti per i giovani, “capaci di offrire occasioni reali di carriera”. Il che, in Sardegna, è quasi una rivoluzione linguistica.
Il vicepresidente Meloni va al sodo. Ricorda che tre delle quattro aree SNAI dell’isola si trovano proprio nel Nuorese: «Vogliamo che diventino un vero volano di sviluppo. Non possiamo più permetterci bandi bloccati nella burocrazia». Un obiettivo nobile, ma la storia insegna che tra i buoni propositi e le determine dirigenziali c’è spesso un mare — anzi, un Tirreno — di distanza. Più tecnico l’intervento dell’assessore Cani, che ha messo mano al dossier più ingarbugliato: quello delle ZIR e dei consorzi industriali. L’idea è accorparli, creare un’unica regia territoriale e chiudere la stagione delle gestioni a macchia di leopardo. In teoria, un passo verso l’efficienza. In pratica, un’impresa degna di Ulisse.
Da parte sua, Pierpaolo Milia, presidente di Confindustria Sardegna Centrale, ha mantenuto il tono istituzionale ma non ha rinunciato al messaggio: «Servono misure per i giovani e bandi che premino chi investe sul territorio». Una richiesta tanto semplice quanto antica: non chiedono sussidi, chiedono regole chiare.
In sostanza, l’incontro ha ribadito che tutti hanno capito il problema. Ora resta da vedere se qualcuno avrà il coraggio di risolverlo. Perché in Sardegna, più che le montagne, a pesare davvero sono le attese. E dopo anni di piani strategici, tavoli tecnici e programmi pluriennali, la gente del Nuorese non chiede miracoli: chiede solo che le parole diventino, almeno una volta, cantieri.