All’aeroporto di Olbia, dove di solito passano trolley, hostess frettolose e passeggeri distratti, per tre giorni si è aggirato un altro tipo di traffico: quello della curiosità. “Scienza in Piazza”, quinta edizione di un appuntamento diventato ormai un’abitudine d’autunno, ha portato nel terminal circa ottomila persone. Un numero che, per un evento di divulgazione scientifica nato dal volontariato culturale, dice già tutto.
L’iniziativa è firmata dagli “Amici della Biblioteca Civica Simpliciana”, un’associazione che negli anni ha dimostrato una cosa semplice e decisiva: quando le istituzioni tardano, ci sono realtà capaci di non far spegnere la luce. Ventuno istituti superiori, più alcune scuole medie, hanno trasformato l’aeroporto in un grande laboratorio aperto. Stand, progetti, piccole invenzioni, esperimenti: una scienza senza palchi e senza recite, raccontata da chi la studia e da chi comincia appena a intuirne il fascino.
Fra i temi forti c’era l’Einstein Telescope. Parola che da sola basta a ricordare quanto la Sardegna sia coinvolta in un progetto europeo che mette insieme tecnologia, ricerca e un futuro possibile per Lula e non solo. I ricercatori invitati hanno spiegato cosa significhi tentare di ascoltare l’universo dalle viscere di una miniera dismessa. Una storia che, raccontata a un pubblico di studenti, assume un valore ancora più netto: la scienza non è soltanto un orizzonte teorico, ma un lavoro che tocca il territorio.
Nel mezzo, la presenza della Polizia di Stato. Un piccolo stand, ma significativo. Non per mostrare muscoli, bensì strumenti: apparecchi per individuare documenti falsi, attività della Polizia di Frontiera, tecniche che spiegano come la tecnologia venga usata ogni giorno per la sicurezza. Una scienza diversa, meno spettacolare, però concreta. Di quelle che il cittadino incontra senza accorgersene.
La cifra dell’evento è stata questa: una miscela rara di entusiasmo scolastico e competenza adulta. Un aeroporto trasformato in piazza, e la piazza trasformata in luogo di passaggio fra generazioni. Gli studenti di Olbia, Sassari, Siniscola, Nuoro e altri centri sardi hanno dato l’idea limpida di come la divulgazione possa funzionare quando è sottratta alla retorica e restituita alle persone. Nessuna messa in scena, nessun tecnicismo fine a sé stesso. Solo scuole che parlano, ricercatori che spiegano, visitatori che si fermano davanti a un modello, un pannello, un microscopio.
L’impressione finale è che “Scienza in Piazza” sia diventata qualcosa di più che un evento annuale. È ormai un appuntamento identitario per un territorio che spesso non viene associato alla cultura scientifica e che invece, da anni, sforna iniziative capaci di richiamare migliaia di persone. Un segnale, forse piccolo, ma tutt’altro che marginale: quando la conoscenza trova spazio, il pubblico arriva. Anche in un aeroporto.