Rally Italia Sardegna, la rabbia dell’isola: “Non si tocca”

Da vent’anni la Sardegna è la casa del Rally Italia. Ora qualcuno a Roma vorrebbe portarselo via. A dirlo apertamente è il promoter del WRC, Simon Larkin, che in un’intervista rilasciata a rallyssimo non ha usato giri di parole: «La nostra ambizione è molto chiara: vogliamo spostare l’evento WRC a Roma già a partire dal 2026. Una gara nella capitale è l’unica vera opportunità di avere un evento riconosciuto come rappresentativo da tutta la nazione».

Un affondo che sull’isola è suonato come uno schiaffo. Perché qui il Rally non è soltanto un titolo sportivo da appendere in bacheca, ma un pezzo di economia. Bruno Brandano, segretario della CISL Gallura, lo ha detto senza fronzoli: «Siamo profondamente preoccupati per l’ipotesi che il Rally Italia Sardegna possa non essere confermato nelle prossime edizioni. Il Rally rappresenta da anni un evento di rilievo internazionale e un vero volano economico per la Sardegna e per la Gallura».

I numeri non sono opinioni: 87 equipaggi da 34 nazioni, media value di 24,7 milioni di euro nel 2024, spesa media di 125 euro al giorno per spettatore. Solo l’organizzatore immette tre milioni di euro sul territorio, con un indotto pari. «Il Rally non è solo sport: è lavoro e sviluppo. Perdere questa manifestazione significherebbe rinunciare a una stagione che porta visibilità internazionale ed economia essenziale per migliaia di famiglie», ha ribadito Brandano.

Dalla politica regionale il tono è ancora più acceso. Antonello Peru, capogruppo di Sardegna al centro 20Venti, parla di “scippo”: «Il Rally è della Sardegna: Roma non può scipparci ciò che abbiamo costruito in vent’anni. La Sardegna ha investito e creduto in questo evento, che porta sull’isola un indotto che supera gli 80 milioni di euro. Roma vive di altre economie, noi viviamo di turismo e immagine: privarci del Rally significa colpire il cuore della nostra economia e mettere a rischio migliaia di posti di lavoro».

E con amara ironia rilancia: «Se Roma vuole davvero pareggiare i conti in cui la Sardegna è sempre a credito, allora trasferisca in Sardegna il ministero del Turismo: così almeno i nostri investimenti sarebbero compensati».

Sulla stessa linea l’assessore al Bilancio di Alghero, Enrico Daga, che su Facebook non ha risparmiato frecciate: «Si fa finta che questa richiesta provenga dal promoter per giustificare politicamente uno scippo perfetto nei confronti della Sardegna e dei sardi, dopo i sacrifici e gli investimenti fatti dalle istituzioni sarde, che hanno reso questo evento iconico per lo sport motoristico mondiale. Serve la mobilitazione di tutti, in primis delle forze politiche presenti nel territorio che in questo momento hanno diretti collegamenti con il governo, il ministro dello Sport e il Presidente di ACI. Datevi da fare che il giochino è chiarissimo».

Larkin, intanto, prova a offrire un contentino: il Campionato Europeo Rally (ERC) alla Sardegna, lasciando il Mondiale a Roma. Una consolazione che qui appare più come un declassamento. Perché per l’isola il Rally non è mai stato un favore, ma una conquista. E le conquiste, si sa, non si cedono a cuor leggero.

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