All’alba la polizia ha bussato alla porta di Giampaolo Migali, 27 anni, di Girasole. È lui il presunto autore dell’omicidio di Marco Mameli, il giovane operaio di Ilbono ucciso a coltellate la sera del primo marzo scorso a Bari Sardo, durante la festa di carnevale.
Migali è stato arrestato nella sua abitazione senza opporre resistenza e portato nel carcere di Lanusei. Il nome non era nuovo agli investigatori: il 27enne era già stato indagato per il ferimento di Andrea Contu, 26 anni, anche lui di Ilbono, per il quale si era autoaccusato.
Secondo le indagini, Mameli era stato colpito al cuore al culmine di una lite. L’autopsia, eseguita cinque giorni dopo dai medici legali Michela Laurenzo e Danilo Fois su incarico della pm Giovanna Morra, aveva confermato che quella coltellata era stata fatale.
Il paese si era stretto attorno alla famiglia. A Ilbono, il 7 marzo, i funerali erano stati celebrati in un clima di grande commozione. Il sindaco Giampietro Murru aveva proclamato il lutto cittadino. «La vita non è uno scherzo, neanche a Carnevale», aveva detto il vescovo Antonello Mura durante l’omelia, invitando il colpevole a farsi avanti e i testimoni a vincere l’omertà.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Lanusei e dal vicequestore Fabrizio Figliola, sono andate avanti per mesi, tra appelli e silenzi. La madre di Mameli aveva chiesto più volte pubblicamente la verità.
Oggi la svolta: la misura cautelare per Migali chiude un lungo inseguimento giudiziario. Resta ora il processo, che dovrà stabilire se quella lama, in quella sera di Carnevale, fu davvero la sua.