Alghero, la sanità ancora al palo: i comitati alzano la voce

Agosto 2025. Il tempo passa, i problemi restano. Ad Alghero la sanità continua a essere terreno di scontro e di disagi quotidiani. Stavolta la denuncia arriva dai comitati cittadini, che non usano giri di parole: «Non si può aspettare oltre, il recente episodio in cui una donna alla 33° settimana di gravidanza che si è recata d’urgenza al reparto di Ostetricia dell’ospedale di Alghero per partorire in condizioni di emergenza, attesta per l’ennesima volta le gravi criticità presenti nel nostro sistema sanitario territoriale».

Il nodo più grosso è sempre quello: lo STEN, il Servizio di Trasporto in Emergenza Neonatale, previsto da una delibera del 2024 ma mai attivato. «Ci chiediamo perché? Lo STEN garantisce il trasferimento sicuro ed efficiente dei neonati in situazioni critiche, dal centro inviante al TIN HUB di riferimento, con un’équipe altamente specializzata».

I comitati ricordano anche le promesse mancate: «Ci hanno privato del Punto Nascita, mentendo spudoratamente sulla riapertura annunciata per i primi mesi del 2024!!! Ricordiamo, che nell'ultima campagna elettorale, sia quella regionale che quella comunale, i candidati hanno dichiarato l'impegno prioritario verso la sanità, impegno che veniva garantito anche con l’importo di tre miliardi di euro disponibili per la sanità sarda. Dove sono finite tali somme?».

Il malcontento non si ferma lì. «Ci soffermiamo anche su un’altra criticità, quella relativa alle prenotazioni al CUP per visite ed esami specialistici, (citiamo solo un esempio): per una visita chirurgo vascolare con urgenza di 10 gg. non è possibile prenotarla in tutta la Sardegna, solo dai privati».

C’è poi la pediatria, che ad Alghero funziona a metà giornata. «Il servizio di pediatria è attivo solo h12, significa che, se un bambino sta male dopo le venti, deve andare a Sassari».

Non tutto è buio. «Ci conforta sapere che l'oculistica, la chirurgia ortopedica e il day surgery siano positivamente attive. Un plauso va a tutto il personale sanitario, infermieristico, ecc. che lavora in maniera indefessa, nonostante le difficoltà che affrontano tutti i giorni».

Ma i comitati affondano il colpo: «Ricordiamo ai vertici ASL, corresponsabili nel renderci la sanità meno accessibile, che circa 10.000 famiglie sarde hanno deciso (lor malgrado) di non curarsi. Pertanto, chiediamo agli amministratori locali di usare toni più forti e decisi per far sì che la sanità pubblica rimanga un diritto per tutti».

A firmare l’appello sono il Comitato Fiocchi Azzurri Fiocchi Rosa, il Comitato Uniti contro la chiusura dell’ospedale Marino, il Comitato spontaneo a difesa della salute e il Comitato Nuovo Ospedale.

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