La siccità che sta colpendo il Nord-Ovest della Sardegna, aggravata dalla carenza d’acqua nei bacini del Cuga e del Temo, sta mettendo in ginocchio gli agricoltori del comprensorio della Nurra. Il Consorzio di Bonifica ha infatti imposto restrizioni irrigue, vietando la coltivazione di angurie, meloni e mais, mentre altre colture sono state autorizzate solo in misura limitata.
Di fronte a questa situazione critica, il Centro Studi Agricoli (CSA), guidato dal Presidente Tore Piana e dal Vice Presidente Stefano Ruggiu, ha lanciato un appello alla Regione Sardegna per un intervento immediato e concreto a sostegno degli agricoltori colpiti.
“Il danno economico per queste aziende agricole è drammatico – affermano Piana e Ruggiu – e occorre intervenire senza indugio, evitando lungaggini burocratiche e calcoli complessi.” Il CSA respinge categoricamente l’ipotesi di applicare il sistema degli indennizzi in regime di “de minimis”, previsto dal decreto legislativo 102 sugli aiuti di Stato, definendolo “un meccanismo cervellotico” che comporterebbe lunghi tempi di attesa per i rimborsi.
“Chiediamo che la Regione approvi una legge regionale specifica, semplice e chiara, concordata preventivamente con l’Unione Europea,” spiegano i rappresentanti del CSA. La proposta del Centro Studi Agricoli prevede l’introduzione di una normativa regionale di soli tre articoli, che stabilisca un’indennità fissa per ettaro di coltura non coltivata, calcolata sulla base delle domande irrigue già presentate dagli agricoltori al Consorzio di Bonifica.
Una soluzione che permetterebbe di superare i limiti del regime “de minimis” e di ridurre del 90% la burocrazia legata al calcolo dei danni e dei rimborsi. “In questo modo – sottolineano Piana e Ruggiu – i rimborsi potrebbero arrivare nelle tasche degli agricoltori penalizzati entro un massimo di tre mesi.”
Il CSA propone inoltre di riportare il bacino del Cuga al solo utilizzo irriguo, consentendo l’invaso delle acque depurate provenienti dal depuratore di Sassari per tutto l’anno, evitando che queste vengano disperse in mare durante i mesi invernali.
“È assurdo che otto mesi all’anno le acque depurate finiscano in mare, mentre gli agricoltori sono costretti a lasciare i campi incolti per mancanza d’acqua,” dichiarano Piana e Ruggiu, ribadendo la necessità di una gestione più razionale e sostenibile delle risorse idriche.
Il Centro Studi Agricoli si rivolge all’assessore regionale all’Agricoltura e a tutti i consiglieri regionali, chiedendo di intervenire con urgenza per garantire un sostegno concreto agli agricoltori della Nurra e tutelare un settore già messo a dura prova dalla crisi climatica.