Mentre l’assessore regionale all’Agricoltura Gianfranco Satta illustrava questa mattina lo stato aggiornato dei pagamenti e incontrava le organizzazioni agricole insieme ai vertici di Argea e Laore, Confagricoltura Sardegna ha scelto un’altra via: un comunicato stampa dai toni duri, con cui denuncia “l’estrema incertezza nell’erogazione degli aiuti per il sostegno al reddito delle imprese agricole” e parla apertamente di una situazione divenuta “insostenibile”.
“L’emergenza e l’esposizione finanziaria di migliaia di aziende sarde, causata dal ritardo dei pagamenti degli aiuti in agricoltura, sta raggiungendo livelli preoccupanti che ci impongono di sollecitare con determinazione un intervento rapido della Regione Sardegna per la risoluzione del problema” ha dichiarato Stefano Taras, presidente di Confagricoltura Sardegna. Lo ha fatto a margine della riunione convocata proprio dall’assessore Satta, dove – curiosamente – la stessa Confagricoltura, presente al tavolo, non ha espresso con pari nettezza le preoccupazioni che oggi affida alla stampa.
“Siamo ancora indietro di molti mesi rispetto alla tabella di marcia – ha aggiunto Taras – con le imprese costrette ad anticipare, per chi ancora riesce a farlo, i trasferimenti con le banche e i fornitori di mangimi e sementi che non aspettano certo i tempi della pubblica amministrazione”. Ma il tema più spinoso è quello dei fondi europei. “Rischiamo di subire un danno dovuto alla mancata spesa dei fondi comunitari destinati agli interventi per lo Sviluppo rurale, per effetto del meccanismo n+3 e del disimpegno automatico che questo prevede. Il rischio è che decine di milioni di euro dovranno essere restituiti all’Unione europea, con impegni di spesa assunti verso le aziende agricole che dovranno essere coperti da nuovi fondi provenienti dalle casse regionali. Soldi che verranno meno alle diverse voci di bilancio destinate alle comunità della Sardegna per colpa di una irresponsabile inefficienza”.
Alla base del cortocircuito segnalato da Confagricoltura vi è la riforma del fascicolo aziendale e l’introduzione del nuovo piano di coltivazione grafico, basato sulla Carta dei Suoli Nazionale (CdSN). Il sistema, che si avvale anche dell’intelligenza artificiale, avrebbe generato anomalie su quasi il 50% della superficie regionale eleggibile agli aiuti: 520mila ettari, di cui circa 280mila ancora in attesa di riconoscimento. A finire penalizzate, in particolare, le superfici a pascolo caratterizzate dalla presenza di macchia mediterranea, che la CdSN classifica come bosco e dunque esclude dai contributi della PAC.
“Esiste pertanto – ha precisato Taras – un cortocircuito tra le norme comunitarie e la disciplina nazionale di attuazione e l’applicazione da parte dell’ente nazionale AGEA Coordinamento”.
Dati e cifre che danno conto della portata del problema. Ma proprio perché il nodo è tecnico, articolato e noto da mesi, non può non sorprendere che tali perplessità vengano affidate a un comunicato stampa, anziché espresse con la stessa forza nei tavoli istituzionali convocati proprio per affrontare il problema.
In attesa di risposte concrete da parte della Regione, resta l’amarezza per un settore che, ancora una volta, si trova stretto tra procedure informatiche mal funzionanti, interpretazioni normative discutibili e una comunicazione istituzionale che spesso viaggia su binari diversi.