Sanità in Sardegna: un sistema al collasso e la necessità di un cambio di rotta

Il convegno "La sanità in Sardegna: criticità e proposte", organizzato dall’associazione Identità e Costituzione, ha acceso i riflettori sulla drammatica situazione del sistema sanitario sardo. L’evento, svoltosi il 3 marzo nella Sala Angioy di Sassari, ha visto la partecipazione di figure istituzionali di rilievo, tra cui il prefetto di Sassari, il sindaco Giuseppe Mascia e il rettore dell’Università di Sassari Gavino Mariotti. Un parterre autorevole per un confronto necessario e non più rinviabile.

A moderare il dibattito è stato l’avv. Gianfranco Meazza, presidente dell’associazione Costituzione e Libertà. Tra i protagonisti del confronto, oltre a Tore Piana, dirigente dell’associazione Costituzione e Libertà, sono intervenuti Pierluigi Ledda, segretario regionale CISL Sardegna, Marcello Tidore, direttore della ASL di Cagliari ed ex direttore generale dell’Assessorato regionale alla Sanità, e Francesca Masala, consigliera regionale di Fratelli d'Italia. Assente Carla Fundoni, presidente della Commissione Regionale Sanità.

Tra i protagonisti del dibattito, Tore Piana, dirigente dell’Associazione Costituzione e Libertà, ha tracciato un quadro impietoso della sanità sarda. Liste d’attesa infinite, mancanza di medici di famiglia, insufficiente gestione delle emergenze territoriali: un insieme di criticità che sta portando il sistema "al collasso". Il rischio, ha ammonito Piana, è quello di scivolare verso un modello sanitario da terzo mondo più che al resto d’Europa.

Secondo il relatore, la chiave per invertire la rotta sta nel valorizzare il ruolo del medico di famiglia, riconoscendogli economicamente il peso della sua funzione. "I medici di base se ne stanno andando – ha dichiarato – perché vengono pagati poco e preferiscono specializzarsi in altre discipline. Bisogna pagare di più e riconoscere la loro centralità nella sanità territoriale".

Un altro punto cardine del convegno è stato il rifiuto di modelli sanitari preconfezionati, come quello emiliano o lombardo. "Non esiste un modello unico valido per tutta la Sardegna – ha sottolineato Piana –. Le esigenze sanitarie di Cagliari sono diverse da quelle di Sassari, di Nuoro o della Gallura. Serve una riorganizzazione basata sulle peculiarità del territorio, non una riforma calata dall’alto".

Tra le proposte emerse, la creazione di ospedali di prossimità, in grado di garantire cure adeguate senza costringere i cittadini a spostamenti infiniti. Su Sassari, in particolare, è stato ribadito il bisogno di un nuovo ospedale unico, per superare l’attuale dispersione in sette strutture, che complica l’accesso alle cure e la gestione dei pazienti.

Altro nodo cruciale è quello delle risorse finanziarie. Attualmente, il bilancio regionale copre integralmente i costi della sanità sarda, per un totale di circa 4 miliardi di euro all’anno. Un onere insostenibile, frutto di un accordo siglato ai tempi della presidenza di Renato Soru. "Dobbiamo riaprire questa trattativa con lo Stato – ha spiegato Piana – perché i parametri nazionali non possono essere applicati alla Sardegna. Siamo un territorio con problemi infrastrutturali enormi, distanze significative tra i centri abitati e carenze croniche nel trasporto pubblico. Se non si tiene conto di queste peculiarità, il sistema sanitario è destinato a fallire".

Il convegno ha rappresentato solo il primo passo di un percorso che l’associazione Identità e Costituzione intende portare avanti con costanza. "Abbiamo raccolto le disponibilità per creare un gruppo di lavoro sulla sanità, che si riunirà mensilmente per monitorare la situazione e proporre soluzioni concrete" ha annunciato Piana. Un modello di partecipazione che punta a mettere in rete istituzioni, associazioni e cittadini, con l’obiettivo di riportare il Nord Sardegna, il triangolo Sassari-Porto Torres-Alghero al centro del dibattito sulla sanità regionale.

Un esperimento ambizioso, che nasce dalla consapevolezza che senza un’inversione di tendenza, il rischio non è solo quello di un sistema inefficiente, ma di una sanità che cessa di essere un diritto per continuare a scivolare nel baratro dell'essere un privilegio per pochi.

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