TARI 2024: Cagliari tra le più care d'Italia

La presente indagine, realizzata dal Servizio Stato Sociale, Politiche Fiscali e Previdenziali, Immigrazione della Uil, diretto dal segretario confederale Santo Biondo, evidenzia un incremento della Tari in tutte le  macroaree del Paese. Se si considera, però, l’impatto sul reddito netto medio familiare, questo risulta più elevato al Sud e nelle Isole, con un’incidenza della Tari pari all’1,34%, ossia più del doppio rispetto allo 0,64% registrato nel
L’indagine è stata condotta sulla base dei seguenti criteri metodologici.
Il campione di riferimento è quello relativo a un nucleo composto da 4 componenti con un’abitazione di 80 mq e reddito Isee di 25.000 euro. Nelle città in cui è in vigore la tariffa puntuale (Tarip/Taric) si sono
considerati i cosiddetti “svuotamenti minimi” e le tariffe sono comprensive dell’IVA al 10%.
Inoltre, l’analisi si basa sui dati delle delibere comunali sulle tariffe Tari (Dipartimento delle Finanze 2024) e sulle quote dei redditi netti familiari (Istat 2023, ultimo dato disponibile).

Cagliari:449,79€ +13.91% rispetto al 2023

Sassari:286,11€ -5.47% rispetto al 2023

Nuoro:355,33€ -4,70% rispetto al 2023

Oristano:313,79€ +13,60% rispetto al 2023

Nel 2024 - commenta Santo Biondo - il costo maggiore si registra a Pisa con 595 euro medi l’anno a nucleo; a Brindisi si versano 518 euro; a Trapani 511 euro; a Genova 508 euro; a Pistoia 504 euro; a Napoli 493 euro; a Reggio Calabria 487 euro; a Barletta 485 euro; a Siracusa e ad Asti 481 euro. Nord-Est.

Si paga decisamente meno a La Spezia 170 euro l’anno a nucleo; a Belluno 186 euro; a Novara 189 euro; a Brescia 195 euro; ad Ascoli Piceno 200 euro; a Trento 202 euro; a Macerata 204 euro; a Vercelli 205 euro; a Udine 211 euro e a Pordenone 214 euro.

Nelle Città Metropolitane, la tassa sui rifiuti pesa per 508 euro all’anno a nucleo a Genova; a Napoli per 493 euro; a Reggio Calabria per 487 euro; a Catania per 475 euro; a Cagliari per 450 euro; a Bari per 427 euro; a Venezia per 364 euro; a Torino per 357 euro; a Palermo per 345 euro; a Firenze e Roma per 326 euro; a Milano per 306 euro; a Messina per 303 euro e a Bologna per 228 euro.

Ai fini dell’indagine, è stato estrapolato dalla banca dati dell’Istat il “reddito netto medio familiare senza affitti figurativi" dell’anno 2023 ed è stato rapportato alle medie della Tari delle quattro zone geografiche del nostro Paese. Nello specifico, il reddito netto medio familiare “senza affitti figurativi “, indicato nella tabella sottostante, si riferisce al reddito medio delle famiglie al netto delle imposte e dei contributi, escludendo il valore dell'affitto figurativo. Questo indicatore fornisce una visione del reddito effettivamente disponibile per le famiglie, senza considerare il beneficio implicito derivante dalla proprietà dell'abitazione. Nel 2024, come si evince dalle tabelle allegate, le famiglie meridionali (isole comprese) hanno sostenuto una spesa media di 388 euro, contro i 278 euro del Nord-Est del Paese. Peggio ancora, l’incidenza della Tari sul reddito familiare è dell’1,34% nel Mezzogiorno, più del doppio rispetto allo 0,64% registrato nel Nord-Est. Questo squilibrio non è giustificato né dalla qualità del servizio né da una maggiore produzione di rifiuti, ma è il risultato di un sistema inefficiente e privo delle infrastrutture necessarie per abbattere i costi di smaltimento. Peraltro, il sistema complessivo di gestione dei rifiuti vive purtroppo diverse criticità come, ad esempio, la carenza di un'adeguata rete di impianti di raccolta e trattamento, il persistente ricorso allo smaltimento in discarica e i poco soddisfacenti livelli di differenziazione dei rifiuti e recupero delle risorse. Tutte cose che si accentuano in alcune aree del Paese.

Il risultato di questa indagine – ha commentato il segretario confederale della Uil, Santo Biondo – è un ennesimo campanello d’allarme per il Mezzogiorno, direttamente connesso alle difficoltà e ai ritardi nell’attuazione del Pnrr, registrati dalle analisi Svimez, soprattutto in progetti di competenza delle Regioni. Tra i settori più critici, c’è proprio quello della gestione dei rifiuti, dove l’assenza di impianti moderni ed efficienti continua a tradursi in costi insostenibili per cittadini e imprese. A fronte di questa situazione, i Comuni meridionali, che sono gli enti locali più esposti e con meno risorse a disposizione, si trovano soli a gestire una sfida enorme. Il Pnrr – ha ricordato Biondo – avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità per colmare il divario infrastrutturale, ma l’assenza di strumenti di supporto tecnico e amministrativo sta rallentando la realizzazione di nuovi impianti di trattamento e riciclo. Senza questi investimenti, i rifiuti prodotti al Sud continueranno a essere trasportati fuori regione con costi esorbitanti, che si ripercuotono direttamente sulle bollette delle famiglie e sul bilancio degli enti locali. Il governo e le Regioni non possono più rimanere a guardare. È necessario – ha sottolineato il segretario confederale della Uil – un piano di assistenza strutturale ai Comuni, con task force tecniche che affianchino le amministrazioni locali nella progettazione e realizzazione degli impianti. Occorre, inoltre, garantire che le risorse del Pnrr vengano utilizzate in tempi certi e con procedure più snelle, affinché i progetti non restino bloccati tra burocrazia e ritardi amministrativi. Non possiamo più permetterci di lasciare il Sud indietro. Investire in impianti di gestione dei rifiuti significa non solo migliorare i servizi e abbattere i costi per i cittadini, ma anche creare nuova occupazione e costruire un modello di economia circolare sostenibile. La transizione ecologica – ha concluso Santo Biondo – non può restare solo uno slogan: è il momento di passare ai fatti, sostenendo i Comuni in questa sfida cruciale per il futuro del Mezzogiorno.(Fonte UIL)


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