In un contesto di crescenti criticità nel settore sanitario, la Cisl sarda ha presentato un documento dettagliato, proponendo una serie di misure urgenti e strutturali per migliorare il sistema sanitario della regione. Il sindacato, rappresentato dal segretario generale Pier Luigi Ledda, sollecita un confronto diretto con l’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi, e la presidente della Regione, Alessandra Todde, per affrontare le sfide attuali e future.
Uno dei problemi più pressanti è quello delle liste d’attesa, che continuano a essere un incubo per molti cittadini. La Cisl propone l’istituzione di un tavolo regionale e di tavoli territoriali per la verifica e il monitoraggio delle liste. Il sindacato suggerisce di potenziare gli organici, migliorare le condizioni di lavoro e aumentare le retribuzioni per rendere più attrattive le professioni sanitarie in Sardegna.
Inoltre, sono necessari investimenti significativi in attrezzature moderne e infrastrutture, comprese la costruzione di nuove strutture e la ristrutturazione di quelle esistenti.
La Cisl sottolinea l'importanza di rivedere le convenzioni esistenti con gli erogatori privati. Queste convenzioni devono essere allineate con gli obiettivi del Servizio Sanitario Regionale (SSR) e contribuire efficacemente alla riduzione delle liste d’attesa. La trasparenza e l'efficacia delle collaborazioni pubblico-privato sono cruciali per garantire che le risorse siano utilizzate in modo ottimale e che i pazienti ricevano cure tempestive e di qualità.
Il documento della Cisl chiede una governance policentrica delle decisioni strategiche, integrando in modo efficace territorio e ospedale. Il sindacato propone una chiara road-map per lo sviluppo delle nuove strutture sanitarie, con tempi di realizzazione ben definiti, politiche degli organici adeguate e dotazioni tecniche all'avanguardia. Il modello hub e spoke, attualmente in vigore, necessita di una revisione per decongestionare le strutture specialistiche centralizzate e potenziare i servizi offerti dalle strutture periferiche.
In questo contesto, l'Ares, l'azienda regionale della Salute, ha un ruolo cruciale. Tuttavia, la Cisl critica alcune delle attuali pratiche dell'Ares, che replica troppe storture dell'azienda unica precedente (Ats).
La centralizzazione di alcune funzioni, come le assunzioni, non è ritenuta opportuna. Invece, è necessario costruire un sistema di cure territoriali efficiente, integrando le strutture sanitarie locali e migliorando le cure domiciliari.
Per la Cisl, il baricentro strategico decisionale deve essere il territorio. I servizi sanitari devono essere adattati alle specificità locali, considerando le esigenze sanitarie diverse delle varie aree della Sardegna. Un approccio territoriale permetterebbe di sviluppare un sistema sanitario più vicino alle persone, capace di rispondere prontamente alle loro necessità.
L'accordo del 2005 tra Regione e Stato, relativo ai costi della sanità, impone vincoli stringenti che limitano la gestione delle risorse. La Cisl sollecita la Giunta regionale ad attivare un confronto urgente con il Governo nazionale per ottenere maggiore flessibilità e risorse aggiuntive, adeguate alle esigenze specifiche della sanità sarda.
Nel documento, la Cisl propone anche di aggiornare il Piano regionale dei servizi alla persona, incrementare le risorse destinate agli anziani, alle famiglie e all'inclusione sociale, e rivedere il Reddito di cittadinanza con un focus su politiche attive e formative per combattere la povertà. Queste misure sono essenziali per creare un sistema sanitario e di welfare più equo, efficiente e sostenibile, capace di rispondere alle esigenze della popolazione sarda.
Con queste proposte, la Cisl Sarda mira a riformare profondamente il sistema sanitario regionale, promuovendo un modello di governance innovativo e inclusivo che possa rispondere alle sfide attuali e future, garantendo al contempo un servizio sanitario di qualità per tutti i cittadini.