In una delle tante strade di Cagliari, laddove il sole si fa strada tra le facciate scrostate e la vita scorre indifferente ai drammi quotidiani, gli agenti della squadra mobile hanno scoperchiato l'ennesima pentola di miseria umana.
Trentacinque posti letto, ammassati in un appartamento di poco più di 150 mq, gestito da una coppia di bengalesi, che ha trasformato la disperazione in un'industria.
Nell'opera di contrasto all'immigrazione clandestina, gli agenti hanno scoperto questa realtà che si cela dietro le facciate normali di un centro storico qualunque.
La coppia, lui quarantenne e lei trentasettenne, ha deciso di lucrare sulla miseria altrui, trasformando la necessità di un tetto in un affare lucroso. Denunciati per favoreggiamento della permanenza illegale e omessa dichiarazione di ospitalità, i due sembrano incarnare un cinismo tanto diffuso quanto sordido.
Nell'appartamento, la realtà supera l'immaginazione. Letti a castello stipati in ogni angolo, in un calcolo freddo di massimizzazione del profitto. Oltre ai proprietari e alla loro famiglia, altri 21 bengalesi vi trovavano rifugio. Alcuni con un permesso di soggiorno, altri in attesa di asilo, e quattro completamente senza documenti.
Un microcosmo di speranze e disperazioni, dove la cifra di affitto variava dai 100 ai 300 euro al mese, in un commercio meschino di spazi vitali.
Nella camera da letto dei coniugi, tra le lenzuola e i cuscini, è emerso il contabile di questa triste impresa: un quaderno, fogli con resoconti di pagamenti, e 3000 euro in contanti, guadagni di questa attività illecita.
Questa storia è un frammento di una realtà più ampia, un affresco di come la necessità possa trasformarsi in opportunità per pochi senza scrupoli. Un monito, forse, di come la disperazione umana possa essere sfruttata, senza che le facciate delle nostre città ne mostrino il minimo segno.