Il vento di Normandia soffia tra le strade di Caen e porta con sé il profumo di una
grande battaglia contro il tempo. Trentatré chilometri che sanno di verità, dove i muscoli
parlano più delle tattiche e dove ogni secondo strappato al cronometro vale oro. La quinta
tappa del Tour de France 2025 si presenta come una cronometro per specialisti puri,
senza asperità che possano alterare il verdetto della strada.
Sin dalle prime battute, quando alle 13:05 Yevgeniy Fedorov dell'Astana si lancia nel vuoto
del primo tentativo, l'aria sa di grande ciclismo. I cronoman cominciano a sfilare uno dopo
l'altro, ognuno con la propria speranza cucita addosso alla tuta aerodinamica. È Ivan
Romeo del Movistar a dare il primo segnale importante, fermando il cronometro in
37'44"94 e prendendo momentaneamente il comando delle operazioni.
Ma è quando Edoardo Affini si presenta al via che la cronometro assume contorni diversi.
L'azzurro del Team Visma Lease a Bike ha nelle gambe quella cattiveria che serve per
mordere l'asfalto normanno. Passa al primo intermedio con sette secondi di vantaggio su
Plapp, si avvicina al secondo portandosi a quattro secondi dallo stesso australiano, e al
terzo intermedio fa il vuoto: venti secondi di margine che sanno di impresa.
Quando Affini taglia il traguardo in 37'15"08, l'Italia intera trattiene il fiato. Trentatré secondi
di vantaggio su Romeo, un tempo che profuma di vittoria e che per un momento fa
balenare la possibilità di interrompere il digiuno italiano al Tour: centodieci tappe senza
successi azzurri, un numero che pesa come un macigno sulla storia recente del ciclismo
tricolore. Per lunghi minuti, Affini è in testa e quella cifra maledetta sembra destinata a
tornare a zero.
Il rimpianto cresce pensando a Filippo Ganna, che in forma ottimale avrebbe potuto
contendere la vittoria a chiunque in una frazione così congeniale alle sue caratteristiche.
Ma la brutta caduta della prima tappa ha privato il Tour di uno dei suoi protagonisti più
attesi, lasciando ad Affini l'onore e l'onere di portare le speranze italiane.
Bruno Armirail, campione francese, si avvicina pericolosamente chiudendo a soli due
secondi dall'azzurro, ma non basta. La classifica provvisoria sorride all'Italia, almeno fino a
quando non compare all'orizzonte la sagoma inconfondibile di Remco Evenepoel.
Il belga della Soudal Quick-Step arriva al via con la determinazione dipinta sul volto. Sin
dalle prime pedalate si capisce che la sua è una missione diversa. Al primo intermedio
passa secondo in 9'43", a due secondi da Plapp ma con cinque di margine su Affini. Il
vento contrario non lo intimorisce, anzi sembra galvanizzarlo. Al secondo intermedio è
terzo, ma quando la strada gira verso Caen e il vento diventa alleato, Evenepoel scatena
tutta la sua potenza.
Al terzo intermedio migliora di undici secondi il tempo di Affini, un segnale inequivocabile
di quello che sta per accadere. Quando alle 17:21 Evenepoel taglia il traguardo in 36'42", il
sogno azzurro si infrange contro la realtà di un campione in stato di grazia. Trentatré
secondi rifilati ad Affini, che scivola al terzo posto dietro anche a Tadej Pogacar, giunto
sedici secondi dopo il belga.
Perché se Evenepoel vince la tappa, è lo sloveno dell'UAE Team Emirates a prendersi il
bottino più prezioso: la maglia gialla. Pogacar, che aveva iniziato la giornata a pari tempo
con Mathieu van der Poel (il quale indossava la maglia gialla solo per la somma dei
migliori piazzamenti), si aggiudica la leadership con una prestazione maiuscola. Al primo
intermedio è già lì, a un secondo da Evenepoel, al secondo perde dodici secondi dal belga
ma guadagna terreno prezioso su tutti gli altri rivali.
La classifica generale si rivoluziona completamente. Van der Poel, che aveva indossato la
maglia gialla grazie alla somma dei migliori piazzamenti a pari tempo con Pogacar, paga
dazio alla specialità: diciotto secondi persi già al primo intermedio diventano un minuto e
venticinque al terzo, troppi per un corridore che non ha nel DNA la cronometro.
Jonas Vingegaard, l'eterno rivale di Pogacar, vive una giornata no. Venti secondi persi da
Evenepoel già al primo intermedio si trasformano in un minuto e tredici nella generale,
mentre Primož Roglic sprofonda addirittura a due minuti e mezzo dal nuovo leader.
Quando la polvere si posa sulle strade di Caen, il Tour ha un nuovo padrone. Pogacar
indossa la maglia gialla con quarantadue secondi di vantaggio su Evenepoel,
cinquantanove su Kévin Vauquelin e un minuto e tredici su Vingegaard. Una classifica che
promette battaglia nelle settimane a venire, con il belga che ha dimostrato di poter
impensierire chiunque rimontando la classifica.
Per l'Italia resta l'amaro in bocca di un'occasione sfumata. Affini ha corso da campione, ha
sognato da italiano, ma si è dovuto inchinare alla superiorità di chi fa della cronometro
un'arte. Il conteggio riprende da centoundici compreso oggi, ma la consapevolezza è che
gli azzurri sanno ancora come si lotta per la vittoria in una Grande Boucle che continua a
regalare emozioni.