Nel tratto di mare compreso tra la spiaggia del Lido San Giovanni e l’orizzonte che accarezza le mura di Alghero, si disegnerà domani, sabato 21 giugno 2025, un rettangolo scolpito nell’acqua. Lì nuoteranno i migliori atleti paralimpici del mondo, convocati per la terza edizione della World Para Swimming Open Water Cup. La partenza, posticipata alle ore 10:00, sarà unica per tutte le categorie: una sfida di resistenza e talento, ma anche di dignità e visione.
Non è solo sport. È cultura, politica, strategia, investimento. E i toni accesi delle dichiarazioni istituzionali durante la conferenza stampa lo confermano.
“Lo sport ha una valenza educativa e formativa eccezionale” ha detto il sindaco di Alghero, Raimondo Cacciotto, mettendo sul tavolo la vincita di un bando regionale per il turismo accessibile, i progetti per l’abbattimento delle barriere architettoniche e l’intenzione di rendere la città catalana un punto di riferimento per i grandi eventi internazionali.
Alghero, infatti, non si limita a ospitare. Accoglie e si trasforma. Questo il messaggio che l’assessora Maria Grazia Salaris ha voluto rimarcare: «È sempre emozionante accogliere prove di carattere mondiale. Il messaggio che vogliamo dare è che attraverso lo sport si possono creare nuove possibilità».
Graziano Porcu, presidente della Fondazione Alghero, ha evocato i valori dello “sforzo e dell’educazione”, mentre Enrico Daga, assessore alla Programmazione strategica, ha alzato l’asticella: «Vogliamo che questo sport trovi casa in questa città e in questo territorio».
E se qualcuno ha usato la parola “normale”, è stato per darle nuovo significato. “Ciò che pretendono gli atleti è di essere trattati con normalità”, ha detto Daga. Una normalità che ha però bisogno di infrastrutture, visione, strategie.
Claudio Secci, dal Comitato Paralimpico Sardegna, non ha dubbi: servono più eventi, più visibilità, più cultura. «In molte zone della nostra regione il nuoto paralimpico non è conosciuto. Nei miei sogni c’è anche l’introduzione delle staffette paralimpiche per Nazioni».
Un sogno condiviso da Silvia Fioravanti, delegata regionale FINP, che ha voluto l’evento nella spiaggia della sua infanzia: «Per me è vita». E dal presidente nazionale FINP Franco Riccobello, che ha ricordato: «In Sardegna abbiamo già svolto undici campionati nazionali e due coppe del mondo. Cercheremo di ampliare il discorso internazionale della disciplina».
Chi conosce le fatiche organizzative meglio di tutti è Manolo Cattari, presidente dell’associazione AlbatroSS: «Anche se non si vede, c’è un anno di lavoro dietro questi due giorni. Evitiamo accuratamente di partorire manifestazioni appiccicate. Vogliamo creare cultura intorno a noi, preparare il territorio a confrontarsi con termini come accessibilità, barriere architettoniche e culturali».
Sullo sfondo, i numeri raccontati da Carla Fundoni, presidente della Commissione regionale Sanità e Sport: 141 atleti italiani ai Giochi di Parigi 2024, 3 sardi, 1 allenatore. Almeno 20 atleti sardi impegnati in competizioni nazionali e internazionali. “Ogni cifra corrisponde a una persona, con sogni, potenzialità e desideri di partecipazione”. La Sardegna, ha detto, deve essere un’isola “più aperta, più giusta, più consapevole”.
A chiudere il giro di microfoni è stato Danilo Russu, presidente FIN Sardegna: «Alghero è la sede ideale delle acque libere. Speriamo che diventi il prima possibile una gara mondiale, ma prima che accada sarebbe già un successo organizzarne una a tappe. Noi di sicuro ci candideremo».
I campioni? Sono quelli che contano più medaglie che anni. Da Alberto Amodeo a Federico Bicelli, da Simone Ciulli a Xenia Francesca Palazzo, fino all’immancabile Francesca Secci, beniamina di casa, della Ferrini Cagliari. Nomi, ori, stili. Ma soprattutto storie di riscatto, determinazione e talento.
Oggi l’acqua farà da palcoscenico. Ma la vera sfida si gioca a riva: tra chi guarda, chi organizza, chi governa e chi promette. Perché il mare della Sardegna è già pronto. Ora tocca a chi sta a terra essere all’altezza.