Si dice che il calcio sia un gioco semplice, ma a volte il Cagliari riesce a renderlo un
enigma indecifrabile. La squadra di Nicola, che sembrava in pieno controllo della
partita contro il Genoa, ha deciso di regalare due punti in modo tanto metodico da
sembrare frutto di un progetto ben studiato. Un pareggio che sa di sconfitta, non
solo per il risultato, ma per la modalità con cui è maturato: l'ennesimo harakiri
tecnico-tattico, orchestrato con l'abilità di un funambolo che si butta giù da solo.
La serata si era aperta con un Cagliari ordinato, concentrato e persino brillante,
grazie a un Viola ispirato, capace di sbloccare il risultato e accendere il pubblico con
lampi di classe. Peccato che il suo serbatoio fosse più piccolo di quello di un
motorino truccato e, giunti alla ripresa, le sue energie erano già un ricordo lontano.
Intorno a lui, una squadra che pian piano ha spento la luce, incapace di
amministrare il vantaggio o, almeno, di mettere in difficoltà un Genoa che certo non
ha fatto nulla di straordinario per meritarlo.
Poi è arrivato il cambio che ha segnato la svolta, o meglio, la retromarcia: fuori
Coman, che fino a quel momento era stato l’unico a dare segnali di pericolosità, e
dentro Augello, il cui apporto offensivo ha avuto la stessa intensità di un ventilatore
spento.
Da lì in poi, il Cagliari ha deciso di ritirarsi spiritualmente dalla partita,
lasciando campo e possesso agli avversari, fino all’inevitabile pareggio.
E mentre la squadra spariva, Nicola restava fermo, contemplando il disastro come
un filosofo esistenzialista. I cambi tardivi, le scelte inspiegabili e la gestione passiva
della partita hanno fatto il resto. Difendere un misero 1-0 con ancora mezza gara da
giocare è stato un azzardo incomprensibile, che ha finito per trasformarsi in un
suicidio sportivo. Il gol subito, quasi una profezia autoavverante, non ha sorpreso
nessuno, forse nemmeno chi l’ha segnato.
A conti fatti, il punto conquistato non è di quelli da festeggiare. Il Cagliari aveva la
vittoria in mano e ha deciso di lasciarsela scivolare via con una leggerezza
inquietante. La classifica piange, e le sabbie mobili della zona retrocessione sono
sempre lì, in attesa di chi non ha voglia di salvarsi sul serio. E la domanda che rimane
sospesa nell’aria è sempre la stessa: il Cagliari sta davvero lottando per restare in
Serie A o sta solo procrastinando l’inevitabile? Per ora, la risposta è scritta in queste
partite, e non è per nulla rassicurante.